GdF a caccia di società esterovestite

Tiziana Montalbano

L’inizio del 2010 ha visto l’intensificazione dell’attività delle Fiamme Gialle a contrasto di fenomeni di evasione fiscale internazionale, fra cui, in particolare, l’esterovestizione della residenza fiscale, ovvero quel fenomeno, consistente nella fittizia localizzazione della residenza in Paesi o territori diversi dall’Italia, dove il soggetto economico effettivamente risiede, al fine di sottrarsi agli adempimenti tributari e contributivi previsti dall’ordinamento italiano e beneficiare del regime impositivo e previdenziale più favorevole vigente altrove. Proseguendo su una linea tracciata lo scorso anno, nel mese di gennaio è stata scoperta una nuova società, apparentemente con sede all’estero ma, di fatto, con sede effettiva in Italia, che ha omesso di dichiarare ricavi per 35 milioni di Euro. Nel corso dell’ultimo anno, sono ben 7 le verifiche, supportate da numerosi riscontri e controlli incrociati, finalizzati all’analitica ricostruzione delle operazioni imponibili poste in essere da soggetti solo formalmente di diritto estero. La Slovenia appare il principale Paese fra quelli prescelti per stabilirvi una sede di comodo, seguita da Croazia e Polonia. L’ultimo caso, appena scoperto, riguarda un’impresa con sede dichiarata in Polonia ma con sede effettiva nel pordenonese, che svolgeva l’attività di autotrasporto conto terzi, sottraendo all’imposizione ingente materia imponibile. In particolare i riscontri delle Fiamme Gialle hanno consentito di recuperare a tassazione ricavi per oltre 34 milioni di Euro. Fra i numerosi elementi di prova raccolti per documentare l’effettiva residenza in Italia, hanno costituto un elemento importante le indagini informatiche eseguite su computer e server delle società coinvolte: grazie ad esse si sono potute dimostrare le modalità di direzione, gestione operativa e finanziaria dell’attività in Italia. Le società che si sono date una veste estera oltre a beneficiare, talvolta, di un regime impositivo più favorevole a quello vigente in Italia, pongono in essere, soprattutto quando utilizzate per esternalizzare le fasi produttive a maggiore intensità di impiego di manodopera, gravi forme di “concorrenza sleale” verso altri soggetti nazionali, che operano nello stesso settore ma che sono obbligati a tutti gli adempimenti fiscali oltreché a regimi contrattuali più onerosi in relazione alle retribuzioni dei lavoratori. I titolari delle società esterovestite, tutti italiani residenti, sono stati segnalati all’A.G. pordenonese per i reati di omessa dichiarazione IVA e II.DD.