GdF, conclusa l’indagine sul Brunello

Tiziana Montalbano

 

Poco meno di 7 milioni di litri di Brunello di Montalcino sequestrati, di cui il 20% declassati a I.G.T. Toscana Rosso; 1,7 milioni litri di altri vini a denominazione sequestrati (quali il Rosso di Montalcino D.O.C. e il Chianti Classico D.O.C.G. e I.G.T. Toscana Rosso), di cui oltre il 40 % declassati a denominazioni di minor pregio e 100.000 litri inviati direttamente a distillazione; sequestrati 400 ettari di vigneti sui quali erano coltivati vitigni non riconosciuti dal disciplinare di produzione; il direttore del Consorzio del Brunello e due ispettori del Comitato di Certificazione hanno ricevuto l’avviso della conclusione delle indagini preliminari per associazione a delinquere finalizzata alla frode in commercio ed al falso ideologico in atti pubblici; sette imprese coinvolte, i cui responsabili (13 soggetti) hanno già patteggiato la pena oppure hanno ricevuto l’avviso di conclusione delle indagini per i reati di frode in commercio e falso in atti, talora commessi in associazione; denunciata anche una persona per false informazioni al Pubblico Ministero. Questi sono i dati essenziali dell’attività investigativa diretta dalla Procura della Repubblica di Siena e condotta dalla Guardia di Finanza di Siena e dall’Ispettorato Centrale del Controllo Qualità dei Prodotti Agroalimentari di Firenze, sul vino nazionale più famoso nel mondo. Le indagini sono iniziate nel settembre 2007 ed hanno interessato i più importanti produttori di vino Brunello di Montalcino D.O.C.G. e di vino Rosso di Montalcino D.O.C. La vicenda giudiziaria trae origine dall’esame dei documenti acquisiti presso il Consorzio del Brunello, attestanti l’esecuzione di controlli denominati “erga omnes” finalizzati a stabilire la base ampelografica e la resa unitaria di uva rivendicabile per ettaro di vigneti. In particolare gli ispettori del Consorzio nel corso delle attività di verifica hanno rilevato la coltivazione di vitigni non riconosciuti rispetto alla base ampelografica consentita dal disciplinare del Brunello e Rosso di Montalcino (100% sangiovese). Il Comitato di Certificazione in seno al Consorzio, nonostante le gravi irregolarità evidenziate nei verbali di ispezione ha comunque emesso “attestati di non conformità lievi” consentendo così ai produttori di rivendicare e commercializzare intere produzioni di Brunello e Rosso di Montalcino per le annualità dal 2003 al 2007, prive dei requisiti per fregiarsi delle citate denominazioni di origine. Le Fiamme Gialle e i funzionari dell’ICQ hanno eseguito numerosi interventi investigativi delegati dall’Autorità Giudiziaria di Siena: perquisizioni a sedi aziendali (uffici, cantine e laboratori chimici) ed abitazioni, intercettazioni telefoniche, acquisizione ed analisi di documentazione presso il Consorzio del Brunello di Montalcino, ispezioni direttamente sui vigneti, rilevamenti fotografici da terra e da mezzi aerei della Guardia di Finanza inviati dalle basi di Pisa, analisi di copiosa documentazione contabile ed extracontabile. Tali attività hanno consentito di accertare che le imprese vinicole ilcinesi hanno violato i disciplinari di produzione dei vini Brunello di Montalcino D.O.C.G., Rosso di Montalcino D.O.C., Chianti D.O.C.G. e I.G.T. Toscana Rosso. Le risultanze degli ulteriori approfondimenti hanno portato ad accertare una frode commerciale posta in essere dai produttori leader a livello nazionale ed internazionale di vino Brunello D.O.C.G. e Rosso D.O.C. di Montalcino, Chianti D.O.C.G. e IGT Toscana rosso mediante la rivendicazione di vitigni non riconosciuti dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali per le denominazioni di riferimento e l’illecita miscelazione di prodotti vinosi. In estrema sintesi, si può dire che ingenti quantitativi di vino relativo alle annate dal 2003 al 2007 sono state “tagliate o ammorbidite” con uve e vini differenti dal sangiovese, unico vitigno ammesso dal disciplinare del Brunello e Rosso di Montalcino. In seguito al rigetto delle istanze di restituzione del prodotto sequestrato da parte del Tribunale del Riesame, la totalità dei produttori vinicoli interessati ha richiesto ed ottenuto il declassamento di parte del vino sotto sequestro in modo da poterlo commercializzare ugualmente con la corretta denominazione. Nell’ambito della inchiesta sono stati denunciati alla Procura della Repubblica di Siena 17 responsabili di cui 8 hanno richiesto il patteggiamento e 9 hanno ricevuto  l’avviso di conclusione delle indagini per i reati di frode in commercio e falso in atti, in alcuni casi commessi in associazione, nonché per il reato di false informazioni al Pubblico Ministero. Le indagini appena concluse contribuiscono a tutelare il consumatore al momento dell’acquisto del prodotto e a garantire, nel contempo, la trasparenza nel mercato del vino, settore di primaria importanza per l’economia nazionale e per l’immagine del made in Italy.