GdF: Gorizia, tutela della produzione “Made in Italy”. Sequestrati circa 40.000 capi di abbigliamento intimo con false etichette d’origine

Enrico Fiorenza

I “baschi verdi” fermano per un controllo al valico un furgone con targa ungherese e scoprono un traffico di prodotti contraffatti che con le rinomate produzioni italiane non avevano nulla a che fare. Denunciati l’amministratore e la società per cui lavorava.
È partito da un normale controllo di frontiera su beni viaggianti, ma ha poi finito per trasformarsi in un’indagine a tutela del “made in Italy” con conseguente sequestro di prodotti di biancheria; prodotti che il suolo italiano lo hanno incontrato solo al momento dell’ingresso dal valico goriziano di “Sant’Andrea”.
Questa è la sintesi dell’ennesima frode perpetrata in danno dell’economia, e del lavoro italiano che da sempre contraddistingue, con prodotti di qualità riconosciuta in tutto il mondo, il settore della lingerie e dell’abbigliamento intimo, ma che i “baschi verdi” del Comando Provinciale di Gorizia sono riusciti a scoprire grazie ad un’attenta quanto costante attività di controllo economico del territorio.
L’operazione dei finanzieri è stata innescata dal controllo in entrata dello Stato d’un furgone con targa ungherese a bordo del quale erano stati caricati circa 7.000 capi. Proprio dal controllo della documentazione che li scortava, e soprattutto dall’ispezione eseguita sulla merce, i militari delle fiamme gialle si sono subito accorti che gli stesi recavano l’etichetta con la chiara dicitura “100% prodotto italiano” con tanto di bandierina verde, bianca e rossa (e che non era certo quella ungherese), destinati ad un’azienda con sede a Pordenone.
Non esistendo “enclave produttive” italiane in territorio estero, l’evidenza dei fatti si palesava già con quella che è poi risultata essere una vera e propria frode, per questo gli uomini della GDF hanno eseguito prima una perquisizione nell’azienda importatrice, acquisendo le varie fatture d’acquisto ivi rinvenute e sottoponendo a sequestro altri 32.000 articoli di biancheria stoccati in magazzino ed in attesa di essere distribuiti attraverso la propria rete commerciale in Veneto e Friuli Venezia Giulia.
Proprio in conseguenza dell’esame della documentazione contabile rivenuta nel corso della perquisizione, i militari operanti accertavano che la stessa ditta – sin dal 2013 – aveva acquistato dal fornitore ungherese (e di seguito commercializzato) oltre 102.000 capi di biancheria intima aventi le medesime caratteristiche di contraffazione riscontrate nel sequestro operato sul valico di confine goriziano, tutto ciò dimostrato da anche da una perizia tecnica disposta dall’Autorità Giudiziaria che ha altresì convalidato tutte le attività di polizia giudiziaria precedentemente eseguite d’iniziativa dalla Guardia di Finanza.
L’amministratore della società pordenonese è stato dunque denunciato per il reato di falsa indicazione d’origine, mentre la società interessata dall’illecito traffico è stata anch’essa denunciata per responsabilità amministrativa configurandosi, proprio per questa circostanza, una responsabilità di ordine penale in capo al suo stesso amministratore.
La Guardia di Finanza ricorda a tutti i cittadini che tali frodi commesse in danno dei consumatori, oltre che e delle produzioni nazionali, possono essere sempre segnalate al numero di pubblica utilità del Corpo “117” attivo – 24 ore su 24 – in tutto il territorio nazionale.