GdF: Napoli, arrestate 18 persone ritenute “figure-chiave” dell’industria e del mercato del falso

Enrico Fiorenza

Sono 18 e sono considerati come “figure-chiave” della contraffazione a Napoli per la loro indiscussa esperienza nel settore, nonché per la loro capacità nell’organizzare intere filiere produttive, di distribuzione e vendita di tutto ciò che riguarda capi di abbigliamento ed accessori recanti i marchi di fabbrica dei brand e delle maison più famose e ricercate.
Si è conclusa stamani con 18 arresti (15 cittadini italiani e 4 stranieri) l’operazione “Olredi sin” che i finanzieri del Comando Provinciale di Napoli hanno portato a termine indagando su varie strutture criminali molto attive sul mercato del prodotto “fake”, dove si realizzavano ingenti guadagni avvalendosi di un’ampia rete distributiva dislocata nelle provincie di Napoli, Livorno, Torino, Milano, Genova e Massa Carrara.
Le investigazioni dei finanzieri partenopei, durate oltre un anno, sono state spesso inframmezzate da numerosi interventi repressivi che hanno complessivamente permesso di sequestrare oltre 820mila prodotti contraffatti, di portare alla scoperta di ben 10 opifici clandestini, ove tali prodotti venivano realizzati da una manodopera altamente specializzata, nonché d’individuare 6 depositi di stoccaggio siti a Napoli e nel suo hinterland.
Il principale sodalizio era specializzato nella fabbricazione e commercializzazione di scarpe e borse con segni distintivi contraffatti (principalmente Hogan), che poi venivano piazzate sul mercato grazie a una fitta rete di affiliati magrebini e senegalesi i quali, da tutta Italia, commissionavano ordini di materiale che pagavano poi tramite ricariche e postepay intestate a soggetti inesistenti e fiancheggiatori vari.
Fondamentali nel medesimo business erano anche le linee di fornitura dei pellami e dei tessuti serigrafati di illecita produzione provenienti dalla Turchia, e che su automezzi condotti da autotrasportatori compiacenti giungevano in Italia dalla rotta balcanica.
La seconda struttura di contraffattori si distingueva invece nella produzione di borse di primissima qualità, praticamente identiche nel taglio e nella forma a quelli di marchi importanti come “Prada”, “Hermes” e “Dior” a cui (solo in un secondo momento e su richiesta del cliente) venivano applicate le griffe di queste grandi case di moda rendendo così le borse difficilmente distinguibili dalle originali. In buona sostanza questi prodotti passavano da uno stato “neutro” a prodotti falsi di ottima fattura proprio per effetto di questa successiva “lavorazione”.
A queste due organizzatissime strutture si affiancava poi un gruppo magrebino radicato nella zona di Somma Vesuviana (NA) e particolarmente attivo nella ricettazione e vendita di rilevanti quantitativi di calzature, abbigliamento sportivo e occhiali da sole (tutti rigorosamente contraffatti). Principale “zona” di vendita dei nordafricani erano le frequentatissime vie a ridosso della stazione centrale.
In questo inquietante contesto fortemente lesivo degli interessi dell’economia legale, non poteva poi mancare un’organizzazione dedita alla produzione di un capo d’abbigliamento sempre molto richiesto come i jeans ai quali, dopo un assemblaggio eseguito in maniera accurata e con tessuti di discreta qualità, venivano apposti bottonature e rivettature pressoché identiche agli originali grazie all’impiego di macchinari industriali predisposti allo scopo.
Da notare come tra gli arrestati figuri anche un soggetto molto esperto nell’assistenza e nella riparazione di tali macchinari utilizzati per queste produzioni illecite, nonché fornitore molto conosciuto nell’ambiente di accessori per la fabbricazione d’indumenti con marchio contraffatto.
Indagando proprio sulle “referenze” di questo abilissimo tecnico del settore, i finanzieri partenopei hanno altresì scoperto l’esistenza di un ulteriore gruppo di “fakers” (quest’ultimi specializzati nella contraffazione dei profumi) i quali – acquistando “falsi d’autore” da fornitori cinesi – provvedevano poi a corredarli di opportuno “packaging” rivendendo queste fragranze abilmente contraffatte né più e né meno come si fa per altre merci di medesima provenienza illecita.
A margine dei provvedimenti di custodia cautelare eseguiti oggi, il G.I.P. del Tribunale di Napoli ha contestualmente emesso altri 57 avvisi di conclusione delle indagini nei confronti di un consistente sottobosco clandestino costituito da sodali, favoreggiatori, e referenti vari del “falso” i quali, con il loro chiaro apporto, hanno comunque giocato un ruolo d’una certa consistenza nella ramificazione e nel consolidamento sul mercato delle strutture criminali sgominate oggi dalla Guardia di Finanza.