Un agente della polizia penitenziaria, in servizio presso il carcere genovese di Marassi, è stato arrestato per traffico di droga e di cellulari. L’indagine era partita dopo la scoperta di alcune persone che si erano specializzate nel lanciare stupefacenti e telefoni oltre il muro di cinta del carcere per farli avere ai detenuti. "Questo arresto ci addolora profondamente anche alla luce dei gravi reati di cui è accusato l’agente. Pur tuttavia vogliamo esprimere l’auspicio che in sede di giudizio possa dimostrare la sua completa estraneità ai fatti contestatigli – ha detto Eugenio Sarno della UilPa Penitenziari". "Personale di polizia penitenziaria ha rinvenuto, durante una operazione di servizio, un telefono cellulare occultato all’interno di una cella della seconda sezione di Marassi. Non è chiaro se tra l’arresto del collega e il ritrovamento del telefonino ci sia un nesso diretto. Le circostanze e le voci paiono confermare che tra i due eventi ci sia una correlazione. In ogni modo anche questi due episodi confermano la profonda crisi che investe Genova Marassi. Una crisi che affonda la sue radici nella gestione amministrativa del carcere di Marassi e, più in generale, nella gestione dell’intero sistema penitenziario ligure. Forse qualche Dirigente Penitenziario ligure e il Dirigente Generale del Provveditorato dovrebbero prestare più attenzione e tempo alle difficoltà operative e ai bisogni del personale. Li invitiamo, pertanto, ad impiegare e impegnare le loro capacità alla ricerca di soluzioni possibili per evitare la caduta verticale nel baratro dell’inefficienza. Troveranno, in tal caso, tutta la nostra disponibilità al confronto e alla costruzione – ha spiegato Eugenio Sarno". Eugenio Sarno ha poi polemizzato con la Direzione di Marassi e con il Provveditore Regionale che, da alcuni giorni, hanno avviato un procedimento disciplinare nei confronti di un dirigente sindacale della UIL, accusato di aver abusato della sua posizione di sindacalista per diffondere notizie di eventi registratisi all’interno del penitenziario genovese. "La UIL Penitenziari non rinuncerà, mai, all’impegno di informare tempestivamente di quanto accade nelle carceri, per noi è un dovere morale e civico. Mentre i predetti funzionari hanno ritenuto di aver rilevato in tale attività una violazione disciplinare, noi possiamo solo prendere atto che il Capo del DAP, recentemente, ha manifestamente ed incondizionatamente aperto le porte delle carceri all’informazione. Quindi di quali violazioni si parla? Forse è il caso di parlare di intimidazione e soppressione della libertà di pensiero e comunicazione. Purtroppo quando ci si vuole chiudere ed isolare nei fortini del potere il rischio è di perdere di vista l’attualità, oltre che al buon senso. Se il caso non rientra in tempi brevi, non mancheremo di investire direttamente lo stesso Capo del DAP perché possa, competentemente, pronunciarsi – si legge in una nota".