Il passaporto elettronico: la sicurezza in un chip

Massimo Scambelluri

Dal 26 ottobre 2006 le questure ed i consolati italiani all’estero rilasciano il passaporto elettronico in sostituzione del passaporto tradizionale e di quello digitale. Il costo del documento è stato fissato dal Ministero dell’Economia e delle Finanze in €44,66 per quello a 32 pagine e in € 45,62 per quello a 48 pagine.L’emissione di tale documento consente ai cittadini italiani di continuare a beneficiare del Visa Waiver Program, ossia il programma di esenzione visto che autorizza l’ingresso negli Stati Uniti, per soggiorni fino a 90 gg. per turismo o affari, ed il transito negli aeroporti statunitensi senza necessità di visto.Ma cosa si intende per passaporto elettronico? E come viene tutelata la privacy dei cittadini nella gestione dei dati sensibili? Per capirne di più, abbiamo incontrato l’ingegner Paolo Pepori, fondatore ed amministratore delegato della Gep, azienda italiana, con sede ad Arzano(Napoli), leader nella sicurezza ed identificazione elettronica, cui il Poligrafico di Stato ha dato il compito di sviluppare il sistema operativo del nuovo documento. Ingegner Pepori cosa intendiamo esattamente per passaporto elettronico? Per passaporto elettronico si intende un documento dalla forma e dimensione simili al tradizionale passaporto, ma con all’interno della copertina un cartoncino contenente un microprocessore ed un’antenna, che riceve e trasmette i dati sulla persona, il nome, il cognome, la fotografia e presto, dal 2009, l’impronta digitale, memorizzati e leggibili in maniera elettronica direttamente dal chip. I vantaggi di tale sistema sono diversi: per la lettura dei dati non è necessario il contatto, come per intenderci per le carte a banda magnetica; è possibile caricare sempre nuovi dati, laddove fosse necessario, senza alcuna soluzione di continuità; ed infine, ma credo dato non ultimo per importanza, l’identificazione e la verifica dell’autenticità del possessore avvengono in 1/10 di secondo. Il documento è obbligatorio per tutti? L’obbligatorietà è per tutti i paesi Visa Waiver, i quali godono della possibilità di andare negli Stati Uniti senza fare un visto speciale; di fatto però in Italia non c’è la possibilità di scegliere o meno il nuovo documento, poiché si emettono solo passaporti elettronici. L’inserimento dei dati sensibili nel passaporto elettronico, in virtù di un discorso di sicurezza collettiva, quanto può davvero tutelare, secondo Lei, la privacy dei singoli cittadini? Le confesso che la questione della privacy dei dati fu elemento di forte discussione all’inizio del progetto. Il passaporto elettronico permette però proprio una miglior gestione della privacy, perché i dati contenuti nel chip sono presenti solo ed esclusivamente nel microprocessore del documento, garantendo un’esatta identificazione del possessore. Non solo non c’è la necessità ma, non si devono inserire i dati al di fuori del passaporto elettronico. Tale punto fu, all’epoca, nodo di accesa discussione, per la presenza di paesi di tipo più centralistico, i quali avrebbero voluto che i dati fossero conservati in un database centrale, rendendo così di fatto il passaporto elettronico mero veicolo di trasmissione di informazioni personali verso un ipotetico megacomputer. Tesi che fortunatamente non è prevalsa. Per di più, dal 2009, con l’inserimento anche delle impronte digitali, verrà introdotto un ulteriore sistema di sicurezza per la protezione dei dati sensibili, l’Extended Access Control (EAC), con l’apposizione di una firma digitale, la cui lettura sarà permessa solo agli stati stranieri riconosciuti garanti della sicurezza e della privacy dei cittadini. Ingegnere, Lei sono trent’anni che lavora nell’ambito della sicurezza. Esiste davvero un documento sicuro attualmente? Penso che il passaporto elettronico, nella sua versione innovata con l’EAC, in vigore dal 1° gennaio 2009, sarà il documento più sicuro che ci possa essere ora come ora. Lei sa bene che la sicurezza in senso assoluto non esiste, noi possiamo però dire di aver raggiunto livelli di elevatissima sicurezza, proteggendo i dati sensibili dei cittadini con una firma elettronica. La contraffazione del passaporto elettronico è al momento di fatto diciamo impossibile, se non fosse che come ingegnere riconosco che la parola impossibile non esiste, per cui direi che è quasi impossibile clonare il documento. Mi permetta nell’ultima domanda una piccola digressione. Arzano, comune dell’hinterland di Napoli, è una delle zone italiane con il più alto tasso di criminalità e, paradossalmente, di contraffazione. Perché un ingegnere, nato e cresciuto al Nord, ha scelto di fondare e stabilire proprio al Sud un’azienda leader nel settore della sicurezza? Le dirò, per sviluppare software di questo tipo è necessario trovare capacità nello sviluppare programmi particolarmente efficienti. L’economia italiana deve trovare la capacità veloce per poter cogliere in maniera rapida delle opportunità e svilupparle celermente e questa capacità si trova particolarmente al Sud. Io credo che il Sud abbia una chance di sviluppare prodotti del genere di gran lunga superiore rispetto al Nord, intendendo per Nord non solo l’Italia Settentrionale ma il resto d’Europa. Se non si perde tale opportunità, il Sud ha, per me, un potenziale enorme, il migliore.