Favorire investimenti nelle aree del Mezzogiorno d’Italia e agevolare la collaborazione delle imprese con le forze dell’ordine nella lotta al racket. È questo l’obiettivo dell’intesa siglata ieri al Viminale dal ministro dell’Interno Giuliano Amato e il presidente di Confindustria Luca Cordero di Montezemolo. Il progetto, denominato “Tutor”, prevede la realizzazione di una rete di protezione per gli imprenditori vittime dell’usura con il coinvolgimento di prefetti, del commissario antiracket e di Confidustria. Dalla Confindustria è arrivata «una iniziativa che abbiamo molto apprezzato – ha detto Amato – era giusto non lasciare solo chi accetta questa sfida e accetta di denunciare gli estorsori creando una rete di garanzie a favore delle imprese. Da qui l’impianto di un approfondimento di ciò che già facciamo – ha aggiunto il ministro – e che è alla base della nuova iniziativa e mette in campo un rapporto tra le imprese, le associazioni di riferimento, le prefetture e le associazioni antiracket. Da un lato, c’è l’obbligo delle imprese a denunciare gli estorsori e a non pagare il pizzo e dall’altro c’è l’assistenza alle imprese da parte dello Stato con l’individuazione di canali giusti e con la copertura anticrimine. La decisione di Confindustria di allontanare gli associati che pagano il pizzo – ha inoltre spiegato – è giusta ma non possiamo lasciare solo chi accetta questa sfida: dobbiamo collaborare per arrivare a creare una rete di garanzia alle imprese, offrendo loro l’aiuto delle Forze dell’ordine. I patti stipulati a livello individuale dai vari imprenditori comportano da un lato l’obbligo di denunciare l’estorsore e dall’altro gli garantiscono assistenza in tutta una serie di adempimenti amministrativi, permettendo di imboccare i canali giusti”. Il progetto, che inizialmente sarà sperimentato in sei aree (Lamezia Terme, Gela, Napoli, Messina, Siracusa e una zona tra Caserta e Napoli) potrà poi essere esteso all’intero territorio nazionale. Il ministro ha infine annunciato che la prossima Finanziaria “doterà il territorio di alcune migliaia di uomini in più”. Il patto di collaborazione illustrato prevede che parte del personale venga utilizzato per funzioni operative, il recupero del personale civile da altre amministrazioni dello Stato con la mobilità, l’utilizzo degli esuberi della Difesa e infine il trattenimento in servizio del personale anziano “riaprendo il turn over anche allo scopo di far funzionare la legge sull’esercito professionale che, in assenza di un incisivo assorbimento da parte di Polizia, Carabinieri e Guardia di finanza, non dà ai giovani gli sbocchi cui hanno diritto per legge”.
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