Incentivi Polizia Penitenziaria, il SAPPE non firma

redazione

“Il 17 dicembre scorso l’Amministrazione penitenziaria ha sottoscritto una intesa con alcune OO.SS. del Corpo di Polizia penitenziaria sugli incentivi (FESI 2010) da corrispondere al personale che nell’anno in corso ha prestato servizio negli istituti, nei centri e servizi penitenziari e della Giustizia Minorile. Non ha firmato quell’ipotesi di accordo il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, che è il primo e più rappresentativo del Corpo. Purtroppo, come sempre, le ragioni della politica finiscono sempre per ritorcersi contro  il personale rappresentato, creando un vulnus negli accordi siglati. La politica di cui stiamo parlando, in questo caso, è quella sindacale che hanno messo in atto le organizzazioni che hanno sottoscritto il FESI dell’Amministrazione  più che altro per tentare di ‘isolare’ il SAPPE che, secondo loro, avrebbe raggiunto un peso e una rilevanza troppo ingombrante per le loro piccole percentuali. Non può essere dimenticato, infatti,  che le sei organizzazioni sindacali, che hanno vantato il proprio sessanta per cento di rappresentatività, raccolgono – mediamente – il 9,5 % di iscritti.”

Lo afferma in una nota Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, la prima e più rappresentativa organizzazione dei Baschi Azzurri.

“Questo mirabolante nove per cento medio di rappresentatività ha consentito ai sei Segretari Generali di accordarsi con l’Amministrazione  a nome e per conto di quarantamila colleghi, sottoscrivendo un FESI che  penalizzerà chi lavora al di sopra delle proprie capacità psicofisiche senza ottenere, in tal modo, un equo risarcimento con le risorse del fondo incentivante. Eppure, abbiamo anche formalizzato le nostre posizioni nei verbali degli incontri, scrivendo comunicati ed inviando una nota dettagliata al Capo del Dap. Abbiamo avuto modo di rappresentare, più volte e    in maniera   dettagliata, la nostra posizione rispetto all’accordo sul FESI per l’anno    2010 e,  conseguentemente,   per i successivi tre anni, nei quali è previsto il blocco degli aumenti    contrattuali. L’abbiamo fatto perché   tra i nostri iscritti, che rappresentano il trenta per cento del Corpo,  è emersa un    sostanziale   contrarietà verso l’accordo proposto dal Dap, che è stato percepito dalla stragrande maggioranza dei colleghi come iniquo nella   distribuzione delle risorse.  Per tale ragione, il SAPPE ha più volte  prospettato la necessità di cambiare  sostanzialmente i principi   ispiratori del Fondo di Efficienza dei Servizi Istituzionali.  Oggi, per il SAPPE, con la drammatica situazione che si è venuta a creare nelle carceri, il FESI deve essere   considerato come un parziale indennizzo per le gravose condizioni di lavoro    nelle quali è costretto a   prestare servizio il personale del Corpo.  Proprio per queste ragioni il FESI non può più essere più considerato uno    strumento per   combattere l’assenteismo; ne vanno trovati degli altri, perché non è più    possibile escludere parte   del personale dalla retribuzione accessoria.   E’ nostra opinione che, oggi come oggi, non è più possibile ragionare su “chi va escluso   dagli incentivi”, perché in questa situazione di disagio lavorativo nessuno    può essere escluso da   parte della retribuzione.  Ma le sette piccole organizzazioni sindacali coalizzatesi per l’occasione hanno probabilmente fatto male i conti se pensano che questo accordo politico sul FESI si perfezionerà de plano senza alcun problema (l’accordo sul FESI per essere valido ed efficace deve ancora essere firmato dal Ministro e dovrà essere poi registrato dalla Corte dei Conti). Secondo noi, infatti, l’intesa firmata presenta più di un profilo di illegittimità, che non mancheremo di rappresentare al Ministro Alfano, prima della sua firma, e che se dovesse essere comunque apposta, ci costringerà a porre le stesse questioni alla Corte dei Conti ed, infine, ci potrebbe costringere ad impugnare l’accordo, eventualmente registrato, in via giurisdizionale. Il SAPPE si assume fin d’ora la responsabilità di sollecitare le spiegazioni di tutti.  Come diceva un vecchio Capo Dipartimento, particolarmente illuminato: “La ragione della forza non può prevalere sulla forza della ragione”.”