La consumerizzazione in Italia

la redazione

Il 59% delle imprese in Italia consente ai propri dipendenti l’utilizzo delle tecnologie mobili personali anche per attività lavorative, ma una azienda su tre non ha definito alcuna procedura per la protezione dei suoi dati e l’intero sistema lavoro è a rischio. L’ultimo trend tecnologico si chiama “consumerizzazione” e l’Italia è tra i paesi più all’avanguardia nel mondo. La consumerizzazione deriva dal fenomeno del “bring your own device”, ovvero la penetrazione in aziende delle tecnologie consumer ed è l’utilizzo dei dispositivi mobili personali (smartphone, tablet…) per attività lavorative. La consumerizzazione è un fenomeno che sta contribuendo a ridefinire le abitudini e le pratiche professionali ma anche personali.  L’utilizzo dei dispositivi mobili personali a scopi lavorativi, infatti, produce notevoli vantaggi in fatto di flessibilità e comodità, assicurando un incremento della produttività personale e un migliore equilibrio tra vita privata e professionale. Ma c’è anche un “rovescio della medaglia”.  Con l’aumento e la diversificazione delle fonti di accesso ai dati aziendali, crescono anche i rischi per le imprese di subire intrusioni e perdite dei dati, così come i rischi di attacchi informatici che possono causare gravi danni al business.  Trend Micro ha commissionato una ricerca per approfondire questo nuovo fenomeno e sono emersi dati interessanti e tutti italiani. – Il 59% delle grandi aziende italiane consente l’utilizzo dei personal devices per attività lavorative, (superati solo da quelle olandesi con 67% e seguite da quelle francesi con il 52%). – Gli strumenti utilizzati dagli intervistati italiani sono prevalentemente: laptop (72%), smartphone (58%) e tablet (35%)- Per il 69% del campione i dispositivi sono forniti dall’azienda, mentre per il restante 30% sono “strumenti” scelti e acquistati direttamente dal dipendente – Le aziende italiane, attraverso la consumerizzazione si aspettano benefici relativi all’incremento della produttività (48%) e una riduzione dei costi operativi (40%)- I lavoratori italiani ritengono che i benefici della consumerizzazione siano la comodità (55%), la possibilità di lavorare da remoto o da casa per il 43%, e l’ utilizzo del medesimo strumento sia per il lavoro che per attività personali (40%) Per quanto riguarda invece gli aspetti relativi alla sicurezza delle informazioni, le aziende intervistate, a fronte della diffusione molto rapida dei personal devices tra i propri dipendenti, ammettono di essere state colte impreparate ad affrontarla attraverso una gestione pianificata e organica. I dati più salienti che emergono dalla ricerca a questo proposito sono: – Una percentuale considerevole di imprese italiane intervistate consente l’accesso attraverso dispositivi mobili anche ad aree riservate contenenti informazioni strategiche come database (32%), CRM (17%), dati finanziari (11%) e documenti di strategie e pianificazione (11%).- Il 70% delle imprese italiane non assicura ai propri dipendenti il supporto attraverso le strutture IT per quanto riguarda i personal devices, esponendosi così a considerevoli rischi. – Le procedure di sicurezza adottate dalle imprese italiane sono spot e non coprono tutte le tecnologie e apparecchiature. Solo il 49% prevede “policy” per gli smartphone e solo il 40% per i tablet, sia per il loro utilizzo da casa o in ufficio, e il 30% delle imprese italiane non ha ancora previsto delle procedure per il loro utilizzo in ambito lavorativo.- Un dipendente su 4 (24%), che utilizza i personal devices per lavoro, non è a conoscenza neppure degli strumenti e tecniche di base per la protezione dei dati e delle informazioni, mentre il 33% non è a conoscenza delle procedure di sicurezza adottate dall’azienda.  L’indagine, commissionata da Trend Micro, è stata svolta dall’istituto indipendente Loudhouse di Londra, attraverso interviste condotte su un campione statisticamente significativo di 2.245 dipendenti di aziende con oltre 5.000 dipendenti, segmentate per diversi settori merceologici, in 10 paesi europei. Per quanto riguarda l’Italia sono state effettuate 300 interviste nello scorso mese di ottobre.