La Polizia di Stato di Taranto stronca rete criminale che riforniva di cocaina, hashish e marijuana le piazze di Taranto e provincia

redazione

La Polizia di Stato di Taranto, con il coordinamento della Procura della Repubblica DDA presso il Tribunale di Lecce, ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal GIP di quel Tribunale, nei confronti di 16 soggetti (11 in carcere e 4 agli arresti domiciliari) ritenuti responsabili a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti e all’esercizio abusivo dell’attività di gioco e scommesse.

Le indagini, condotte dai poliziotti della Squadra Mobile, hanno preso avvio a seguito di alcuni sequestri di stupefacenti a carico di giovanissimi, in particolare studenti di scuola superiore – ai quali la sostanza veniva ceduta anche in prossimità degli istituti scolastici. Gli agenti hanno individuato il complesso edilizio denominato “Beni Stabili”, in particolare gli edifici ubicati in via Plinio, noti per essere stati interessati, nel corso del tempo, da numerose attività di polizia giudiziaria e per essere stati trasformati in un impenetrabile bunker, punto di riferimento sicuro per i consumatori di sostanze di abuso.  La morfologia dei luoghi, caratterizzati dalla presenza di edifici disposti a ferro di cavallo con affaccio su un cortile pertinenziale, e il contesto ad elevata densità criminale hanno reso necessario il ricorso a più sofisticate tecniche di indagine. Diversi i nuclei familiari che tengono le fila dell’associazione e accanto a loro una fitta rete di sodali, incaricati di presidiare la zona di spaccio e effettuare le consegne al minuto o il trasporto dello stupefacente.

Il gruppo era in grado non solo di soddisfare le richieste degli assuntori che si presentavano a qualsiasi ora del giorno e della notte, ma anche di spacciare la sostanza stupefacente nelle piazze del capoluogo. Numerosi, infatti, erano i pusher, operanti come singole cellule sparse su tutto il territorio cittadino, che si approvvigionano dal gruppo, come emerge da un “libro mastro” sequestrato a casa di uno degli arrestati nel corso delle numerose attività di riscontro effettuate nel corso delle indagini. All’interno del registro, appunti manoscritti giornalieri con l’indicazione di pusher, conteggi di denaro e quantità di sostanza.

Ingenti gli introiti dell’organizzazione, come testimoniato dai sequestri di somme di denaro effettuati nel corso di attività di polizia giudiziaria. Più di 40mila euro in contanti, infatti, sono stati trovati nella disponibilità del gruppo e sequestrati in quanto ritenuti provento del traffico illecito di sostanze stupefacenti.

Il sodalizio operava sul territorio per affermare la propria forza e il proprio predominio, come comprovato dal sequestro di numerose armi clandestine e munizioni, e la violenza cui ricorreva per esigere il pagamento dei debiti di droga.

L’intreccio dei rapporti illeciti tessuti dal sodalizio, ha condotto presto la Polizia di Stato fuori dai confini del capoluogo, a Martina Franca, ove è stato accertato il collegamento con un’ulteriore associazione criminale dedita sempre al traffico di sostanze stupefacenti. A capo della propaggine martinese, un noto imprenditore nel settore della ristorazione.

Articolata, anche in questo caso, l’organizzazione del gruppo che contava su fornitori affidabili e su soggetti incaricati dello spaccio al dettaglio che, sovente, operavano presso un circolo ricreativo cittadino. Il modus operandi per lo smercio della droga seguito dal gruppo era improntato alla massima cautela, prevedendo una serie di contatti e di passaggi intermedi finalizzati a disorientare e a vanificare eventuali attività di osservazione e di appostamento. Frequente, in particolare, il ricorso all’escamotage di occultare lo stupefacente in luogo che veniva comunicato telefonicamente all’assuntore dopo che questi aveva effettuato il pagamento della dose.

Ma l’attività tecnica, avviata anche in questo caso per seguire i movimenti del gruppo, ha consentito di accertare l’esistenza di un ulteriore sodalizio, contiguo al primo, dedito all’esercizio abusivo dell’attività di giuoco e scommesse.

Sempre nei locali dove avveniva l’attività di spaccio, infatti, venivano ospitati i terminali collegati a piattaforme illegali per il gioco online. L’attività illecita era organizzata secondo una struttura piramidale, ordinata per livelli gerarchici, operativa su piattaforme informatiche che consentivano il gioco su siti non autorizzati dall’Amministrazione per i Monopoli, in violazione, dunque, della normativa di settore.