Lettera aperta di Donato Capece (Sappe) a Rita Bernardini (Radicali)

redazione

Mi segnalano che Rita Bernardini, ex parlamentare, ex segretaria dei Radicali, ha scritto un post sul proprio profilo Facebook per replicare a quello che il SAPPE ha detto a proposito del comunicato stampa “pro Santi Consolo” (Capo dell’Amministrazione Penitenziaria) a firma di quel che resta del Partito Radicale e dell’Associazione Nessuno Tocchi Caino, associazione nei cui “vertici” sono presenti anche persone condannate per omicidi vari e banda armata –sic!- ora convertite alla non violenza (insomma, quelli che hanno maltrattato e ucciso Abele…).
Sembra che Bernardini, tra l’altro, abbia scritto di me che sono un “imperituro capo-sindacalista” … “da 26 anni capo del SAPPE”.
Beh, al riguardo posso dire che pur non essendo i 50 anni di incontrastata leadership radicale del mio compianto amico Marco Pannella, le mie segreterie sono la risultanza democratica di 6 (sei) Congressi Nazionali e per scelta unanime del voto di centinaia e centinaia di delegati nazionali, regionali, provinciali e locali del SAPPE.
Questa è la democrazia.
A proposito di Pannella, vorrei ricordare come egli sia stato uomo ed esponente politico tra i pochi veramente vicini alle criticità diffuse delle carceri italiane e del personale di Polizia Penitenziaria che in esse lavorano. Di lui, ho ammirato la tenacia e la caparbietà dell’uomo politico che alle chiacchere, almeno rispetto ai problemi delle carceri, ha sempre preferito fatti e atti concreti.
Non è cosa da tutti.
Pannella andava in carcere e non si limitava a guardare solamente le condizioni in cui vivevano i detenuti: si preoccupava di vedere anche come lavoravano e vivevano gli Agenti di Polizia Penitenziaria: arrivava e dava la mano ai colleghi.
Cosa molto rara tra le tante visite politiche in carcere…
E’ per questo che lo abbiamo apprezzato nel corso della sua lunga vita politica ed è per questo che, spesso e volentieri, lo abbiamo avuto gradito ospite nei nostri congressi e convegni a portare la sua testimonianza sulle nostre patrie galere.
Non si è mai così distanti da chi si immagina opposto a noi: si è, anzi, più vicini.
Altra stoffa, altra classe, altro livello.
Per chi, come me, ha avuto l’onore e il piacere di frequentare Marco Pannella, le illazioni di Bernardini lasciano il tempo che trovano.
L’unica cosa di cui prendo atto è la strategia comune di Bernardini & co. e di certa stampa … quella di tentare di screditare l’interlocutore.
E questo è evidentemente indicativo della mancanza di argomenti.
Mi dispiace per Lei ma, quando si parla di carcere, il Sappe è, e rimarrà, un interlocutore qualificato dal quale nessuno può prescindere, perché il Sappe (e quindi io) rappresenta chi nel carcere lavora ventiquattr’ore su ventiquattro.
E noi (e quindi io) non permetteremo mai che la politica penitenziaria italiana sia condizionata da movimenti politici e ideologici (peraltro significativamente di minoranza).
Il Sappe rappresenta, appunto, chi nel carcere ci lavora ventiquattr’ore su ventiquattro e, perciò, ha tutto l’interesse a che la detenzione (e quindi il lavoro di chi ne assicura l’esecuzione) si svolga nel miglior modo possibile. Ma non solo per chi sconta la pena … anche, e soprattutto, per chi lavora lì dentro.
Realismo, concretezza ed esperienza … questo è il faro che illumina la strada del Sappe.
Chi entra in un penitenziario a Natale, Pasqua, Ferragosto e in qualche altra circostanza occasionale, è soltanto un conoscitore “casuale ed occasionale” del carcere.
E far credere che un delinquente abituale, professionale o per tendenza si comporterà bene perché noi ci comportiamo bene con lui è come far intendere che un leone non ci mangerà perché noi non mangiamo lui.
Pur tuttavia, il Sappe non si è mai sottratto alle polemiche e al confronto, anche quando questo è diventato scontro, e ha sempre avuto consapevolezza della diversità delle opinioni, così come ha sempre riconosciuto il diritto di ciascuno a manifestarle.
Un conto, però, è manifestare le proprie opinioni e un altro è pretendere di far valere, con presunzione ed arroganza, le proprie ragioni soprattutto nei confronti di chi difende e rappresenta i legittimi diritti di coloro che in carcere ci lavorano mattina, sera e notte.
Cara Bernardini, tu continua pure a rappresentare Caino, ma non pretendere di prevaricare e maltrattare di nuovo Abele!
Noi (io) non te lo permetteremo.