Mafia: maxiconfisca di beni a Palermo

Tiziana Montalbano

  I Finanzieri di Palermo hanno dato esecuzione a un decreto di Antonino Rotolo, tratto in arresto nel 2006 nell’ambito della nota operazione antimafia denominata “Gotha”. L’uomo è una delle figure chiave nell’organigramma mafioso palermitano, per avere diretto “cosa nostra” nella città di Palermo, non solo governando le famiglie del “mandamento di Pagliarelli”, ma anche per aver inciso, direttamente, sulla struttura del “mandamento di Boccadifalco” e del “mandamento di Porta Nuova”. Sino alla data del suo arresto, Rotolo era uno dei capi della “Triade di cosa nostra”, organismo parallelo al vertice riconosciuto di “cosa nostra”, ossia il “Triumvirato” governato da Provenzano, Lo Piccolo e dallo stesso Rotolo. Il provvedimento di confisca è frutto di complesse indagini economico-patrimoniali svolte dal G.I.C.O. di Palermo, nel corso delle quali è stata accertata una notevole sperequazione tra l’ingente patrimonio individuato e i modesti redditi dichiarati da Rotolo e dai componenti del rispettivo nucleo familiare. La maggiore e più significativa parte del patrimonio confiscato è costituita dalla villa di Palermo intestata al figlio Giuseppe, la stessa in cui Rotolo scontava la misura  degli arresti domiciliari: proprio in un box contiguo sono avvenuti gli incontri tra l’uomo e gli altri associati mafiosi, nel corso dei quali si delineavano le strategie criminali necessarie a ricompattare la cordata mafiosa capeggiata dal medesimo Rotolo e fronteggiare la costante pressione effettuata dal gruppo dei Lo Piccolo. Confiscate inoltre due auto e sette conti correnti per un valore complessivo di oltre due milioni.