Nuovo sondaggio della Kroll Ontrack

la redazione

Perdita dati in ambienti virtuali anche per le organizzazione Questo è ciò che emerge da una ricerca condotta da Kroll Ontrack – azienda leader nell’offerta di soluzioni e servizi di recupero dati, cancellazione sicura e computer forensics – sulla perdita dei dati da ambienti virtuali e sul recovery management.

I principali risultati indicano che il 53% degli intervistati, durante lo scorso anno, ha sperimentato per 5 volte la perdita dei dati mentre, il 12% l’ha subita per più di 5 volte negli ultimi 12 mesi.

 Le cause più comuni di perdita di dati da ambienti virtualizzati riguardano la corruzione del file system, macchine virtuali eliminate per errore, la corruzione interna del virtual disk, guasti del sistema RAID e ad altri supporti di memorizzazione/ server e file cancellati o corrotti, contenuti nei sistemi di storage virtualizzati.

Una perdita di dati da sistemi virtualizzati può essere catastrofica per l’azienda ma determinare l’impatto economico che l’interruzione del business causa a una organizzazione è molto difficile perché coinvolge diversi fattori, alcuni più tangibili come per esempio la perdita di produttività, delle opportunità di vendita e di tempo orario del personale, ma altri meno, quali potenziali sanzioni per problemi di conformità a norme e regolamenti, danni all’immagine aziendale e il venire meno della fiducia dei clienti.

Un sondaggio di Forrester-DRJ ha rivelato che il 15% degli intervistati era a conoscenza del costo del “fermo” (downtime) del proprio business che in media si aggira intorno a 145 mila dollari l’ora.

 

“Le organizzazioni di successo sanno che qualsiasi interruzione di funzionamento dell’infrastruttura IT virtualizzata, indipendentemente dalle sue dimensioni, avrà un impatto amplificato sul business nel suo insieme” dichiara Paolo Salin, Country Director di Kroll Ontrack Italia.

“Spesso i contratti relativi ai sistemi di virtualizzazione non contemplano responsabilità per corruzione, cancellazione, distruzione o perdita dei dati. Di conseguenza, è fondamentale per i responsabili IT e per coloro che definiscono i piani di business continuity considerare la selezione di un fornitore di servizi di recupero dati”. 

 

Oltre all’implementazione di data center virtuali in sede, le aziende, per archiviare i propri dati, si rivolgono sempre di più a fornitori esterni di servizi cloud e alla domanda se il fornitore è in grado di gestire adeguatamente gli incidenti relativi alla perdita dei dati, il 55% degli intervistati ha sottolineato una mancanza di fiducia. Infatti, solo il 39% degli intervistati ha dichiarato che il proprio fornitore di servizi cloud ha informato l’azienda su come si comporterebbe in una situazione di recupero dati da sistemi cloud.  

“Gli utenti del cloud devono richiedere nello SLA più dello storage offsite, della replica dei dati sincrona/asincrona o dei backup su tape” commenta Paolo Salin. “La soluzione migliore al momento dell’adozione della tecnologia cloud, è di richiedere al proprio provider di servizi di collaborare con un’azienda che goda di un’ottima reputazione e che abbia un servizio completo per il recupero dati. Un fornitore di cloud che lavora insieme a un fornitore affidabile di recupero dati dimostra ai propri clienti che la disponibilità delle informazioni è priorità irrinunciabile”.  


369 professionisti IT hanno partecipato a questo sondaggio in occasione del VMworld ® 2011. Il 79% degli intervistati si considera un esperto su sistemi VMware o in materia di virtualizzazione.