Padova, tenta il suicidio poliziotto penitenziario: è in coma irreversibile

Roberto Imbastaro

Tragedia per la Polizia penitenziaria patavina: un Assistente Capo del Corpo in servizio alla Casa di reclusione di Padova ha tentato il suicidio questa mattina nella sua casa nel Vicentino, dopo aver accompagnato la figlia alla scuola materna. Ne da notizia il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE.

Il collega, originario di Pompei e con 23 anni di servizio, è in coma irreversibile” dichiara uno sconvolto Donato Capece, segretario generale SAPPE. “I medici stanno valutando se dichiararne la morte celebrare. Sposato, con una figlia di 5 anni, vive in provincia di Vicenza ed era rientrato in servizio dopo un periodo di malattia per problemi depressivi. Speriamo in un miracolo, ma la situazione è estremamente critica e siamo tutti sconvolti”.

“Quella del poliziotto penitenziario è una specificità lavorativa molto particola” aggiunge Capece. “I Baschi Azzurri della Penitenziaria sono costantemente esposti a situazioni stressogene alle quali ognuno di loro reagisce in base al ruolo ricoperto e alle specificità del gruppo di appartenenza. Spesso i poliziotti si ritrovano soli con i loro vissuti, demotivati e sottoposti a innumerevoli rischi. In molte realtà istituzionali, da tempo ormai, si tiene in grande considerazione il benessere psicofisico dei collaboratori che oltre a migliorare la qualità di vita del singolo, a ricaduta, migliora la qualità di vita e di lavoro interna all’istituzione stessa. Non così da parte dell’Amministrazione Penitenziaria, che è colpevolmente silente su questa criticità e su quella, più generale, del benessere del Personale. Per questo rinnovo l’appello al Ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri perché avvicendi il Capo del DAP Giovanni Tamburino dalla guida dell’Amministrazione Penitenziaria: perché non si può continuare a rimanere insensibili verso i disagi quotidiani che affrontano i poliziotti penitenziari nella prima linea delle sezioni detentive. Poliziotti demotivati, stressati e spesso abbandonati a loro stessi, con i loro disagi ed i loro problemi”