SAPPE: bene riforma della giustizia, ma fondamentale intervenire su sistema penitenziario

Roberto Imbastaro

“E’ certamente importante porre la riforma della giustizia tra le priorità d’intervento del Governo. Abbreviare i tempi della giustizia, ad esempio, è fondamentale se si considera che già oggi, nelle carceri italiane, abbiamo più di 30mila persone imputate (perché in attesa di primo giudizio, appellanti e ricorrenti). Altrettanto importante è però che il Governo metta concretamente mano alla situazione penitenziaria del Paese, ormai giunta ad un livello emergenziale. La situazione di tensione che si sta determinando in molti istituti penitenziari del Paese, fatta di aggressioni a Personale di Polizia Penitenziaria, risse e manifestazioni di protesta dei detenuti, rischia di degenerare. Credo quindi che l’Esecutivo Berlusconi non possa perdere ulteriore tempo ma debba prevedere interventi urgenti e non più procrastinabili, considerato anche che il Corpo di Polizia penitenziaria è carente di più di 6mila unita e che oggi ci sono in carcere – dato al 31 maggio 2010 –  ben 67.601 detenuti presenti (24.860 gli stranieri) a fronte di circa 44mila posti letto. E’ il numero più alto di detenuti mai registrato nella storia dell’Italia.”

 

E’ quanto dichiara Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, la prima e più rappresentativa organizzazione di Categoria, in relazione alle dichiarazioni del Presidente del Consiglio Berlusconi sulle priorità di intervento dell’Esecutivo nel 2010.

 

Capece aggiunge che: “il SAPPE, Il Sindacato più rappresentativo del Corpo, auspica una urgente svolta bipartisan di Governo e Parlamento per una nuova politica della pena, quanto più condivisa. Quella della sicurezza penitenziaria è infatti una priorità per chi ha incarichi di governo ma anche per chi è all’opposizione parlamentare. E’ una priorità per tutti. Per questo motivo noi rinnoviamo – per il bene del Paese – l’auspicio di una svolta bipartisan di Governo e Parlamento per una nuova politica della pena, necessaria e non più differibile, che ‘ripensi’ organicamente il carcere e l’Istituzione penitenziaria".