SAPPE: "Polizia penitenziaria è istituzione sana che opera nelle carceri"

redazione

"Non so come possa essere possibile che un detenuto che sta scontando una pena a 9 anni e 4 mesi di reclusione per violenza sessuale possa, durante la sua permanenza in cella in vari carceri del Paese, tenere con sé un registratore con cui memorizzare frasi riferite, a suo dire, a persone non accertate e non identificate ma, a dire suo e del legale, appartenenti all’Amministrazione penitenziaria. Fermo restando che sarà necessario verificare tutto, con l’auspicio che ciò avvenga nei tempi più rapidi possibile, deve essere chiaro che la Polizia Penitenziaria è una Istituzione sana. Queste accuse generiche, di cui si deve accertare anzitutto la veridicità e la  reale consistenza, fanno male a coloro che il carcere lo vivono quotidianamente nella prima linea delle sezioni detentive, come le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria che svolgono quotidianamente il servizio con professionalità, zelo, abnegazione e soprattutto umanità in un contesto assai complicato per l’esasperante sovraffollamento”.

Lo dichiara Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Sappe, la prima e più rappresentativa organizzazione dei Baschi Azzurri, in relazione a quel che è apparso oggi su taluni organo di informzzione.

“Mi sorprendono queste accuse, anche se non mi sorprendono altrettanto le fonti di provenienza. Tra queste, persino chi è stato Sottosegretario alla Giustizia ed aveva la delega al Corpo di Polizia Penitenziaria, e che però mai nulla di concreto ha fatto per migliorare le condizioni del carcere e di chi in esso lavora 24 ore al giorno”, aggiunge il leader del SAPPE. “Si facciano tutti gli accertamenti del caso. Ma si ricordi – anche “ai soliti noti” – che negli ultimi 20 anni le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria hanno sventato, nelle carceri del Paese, più di 17mila tentati suicidi ed impedito che quasi 125mila atti di autolesionismo potessero avere peggiori conseguenze”.

Il primo Sindacato dei Baschi Azzurri torna a sottolineare che “la Polizia Penitenziaria, negli oltre 200 penitenziari italiani, è formata da persone che nonostante l’insostenibile, pericoloso e stressante sovraffollamento credono nel proprio lavoro, che hanno valori radicati e un forte senso d’identità e d’orgoglio, e che ogni giorno in carcere fanno tutto quanto è nelle loro umane possibilità per gestire gli eventi critici che si verificano quotidianamente, soprattutto sventando centinaia e centinaia suicidi di detenuti. Noi non abbiamo nulla da nascondere, ma siamo davvero stanchi di essere bersaglio di chi, seminando gravi accuse spesso tutte da verificare, continua a farsi pubblicità indossando i panni del “paladino dei detenuti bravi e innocenti” contro i poliziotti penitenziari “brutti, sporchi e cattivi”. "E’ troppo facile strumentalizzare ipotesi e congetture sui mass media" – continua Donato Capece – "per far breccia sull’emotività della pubblica opinione, senza aver cura, però, di attendere gli esiti delle indagini e, soprattutto, le sentenze della Magistratura, così calpestando il principio costituzionale della presunzione di innocenza. Noi del Sappe," – conclude Capece – " così come tutti i poliziotti penitenziari, siamo adusi rispettare le sentenze definitive e solo di fronte a queste potremmo esprimere la nostra opinione. E’ anche nostro interesse, come quello di tutti i poliziotti penitenziari, espellere da una istituzione sana chi sano non  è, ma questo si può fare solo di fronte alla certezza di una condanna definitiva. Il resto, ripeto, è soltanto pubblicità e propaganda che fa il bene di chi la alimenta e il male di chi fa solo il proprio dovere."