Senato: approvato il "pacchetto sicurezza"

Paola Fusco

Ecco le principali novità introdotte dal dl sulla sicurezza approvato ieri dal Senato, che si appresta a passare all’esame della Camera.
Vengono sospesi per un anno (con slittamento dei termini di prescrizione) i processi avviati (tra la fissazione dell’udienza preliminare e la chiusura del dibattimento di primo grado) per reati non gravi commessi fino al 30 giugno 2002 e data priorità ai procedimenti per delitti puniti con l’ergastolo o con una reclusione superiore a 10 anni, ai delitti di criminalità organizzata, mafia e terrorismo, ai procedimenti per violazione delle norme sulla sicurezza sul lavoro. Priorità anche per tutti i procedimenti con imputati detenuti e a quelli da celebrarsi con rito direttissimo e con giudizio immediato. Gli imputati che lo vorranno potranno comunque rinunciare alla sospensione e chiedere di essere giudicati.
Sarà possibile l’utilizzo dell’esercito (fino a 3.000 unità) per il controllo e la sicurezza sul territorio e in particolare nelle zone a rischio delle grandi città per un periodo massimo di sei mesi (rinnovabili una sola volta). I soldati (preferibilmente carabinieri già impiegati in compiti militari all’estero o comunque volontari specificamente addestrati) saranno impiegati in 10 città e affiancheranno le forze di polizia nel controllo del territorio, per servizi di vigilanza a siti e obiettivi sensibili, nonchè di perlustrazione e pattugliamento.
Significative le modifiche al codice penale: per chi uccide un agente delle forze dell’ordine in servizio la massima pena prevista sarà l’ergastolo; aumenta inoltre il numero dei reati per i quali non è concessa la sospensione della pena detentiva: resterà in carcere chi commette atti osceni, violenza sessuale individuale e di gruppo, furto e tutti i delitti aggravati dalla clandestinità, ma anche chi spaccia sostanze stupefacenti e psicotiche. Per chi è incensurato non scatteranno più in maniera automatica le attenuanti generiche. Per accelerare i processi, il decreto prevede l’obbligo (e non più la facoltà per il pm, a meno che ciò non pregiudichi gravemente le indagini), di richiedere il rito direttissimo o il giudizio immediato per i reati per i quali sono previsti i riti speciali. Il pm può procedere con il rito direttissimo nei confronti dell’imputato quando l’arresto in flagranza è già stato convalidato e quando lo stesso imputato abbia confessato o la prova della sua colpevolezza sia evidente. Il rito direttissimo diventerà dunque la regola in tutte le indagini che non richiedono attività ulteriori da parte del pm. Viene introdotto il divieto di patteggiamento in fase di appello: l’accordo tra le parti potrà aversi solo in fase di udienza preliminare. La sospensione della pena non potrà essere applicata per i reati in relazione ai quali ci sono esigenze di tutela della collettività. Giro di vite anche sugli immigrati clandestini: l’art.1 del dl prevede per lo straniero che delinque una specifica aggravante (pena aumentata di un terzo) legata al suo status di clandestino, mentre i Cpt diventano Centri di identificazione ed espulsione, anche se per ora il decreto stabilisce solo un cambio di denominazione le cui conseguenze pratiche e funzionali saranno definite nel ddl.
Prevista l’espulsione per tutti gli stranieri che siano stati condannati a una pena superiore a due anni (fino a oggi era di 10 anni), ed espulsione immediata per gli stranieri comunitari o clandestini (o comunitari, dopo due mesi di permanenza nel nostro Paese) che delinquono e che non sono in grado di dimostrare una fonte lecita di guadagno. Per questi è previsto il rito per direttissima ed è abolito il patteggiamento in fase di appello. Dopo una serie di modifiche e riformulazioni si conferma il carcere da 6 mesi a 3 anni e la confisca degli immobili ceduti a titolo oneroso a clandestini e irregolari, nel caso in cui il proprietario ne derivi un ”illecito guadagno”: con questo escamotage si sono voluti salvaguardare i casi delle badanti alloggiate nelle case dei datori di lavoro. Nuove regole anche per i reati legati alla criminalità organizzata. Vengono inserite norme per la confisca dei beni di origine mafiosa o di provenienza illecita o la cui consistenza risulti sproporzionata al proprio reddito dichiarato o alla propria attività economica: obiettivo è ”svuotare i forzieri” della criminalità organizzata per indebolirne i cardini, come spiegano i relatori che hanno firmato gli emendamenti in questione. Sempre in tema di lotta alla mafia vengono ampliati i poteri di coordinamento del procuratore nazionale antimafia anche in materia di prevenzione. I mafiosi già condannati non potranno più avvalersi del gratuito patrocinio.
Anche il codice della strada si inasprisce: per chi guida ubriaco o sotto l’effetto di stupefacenti pene più severe in caso di lesioni gravi, gravissime o di omicidio colposo, sia a livello penale che a livello di sanzione amministrativa accessoria. Le pene salgono fino a 10 anni in caso di omicidio (15 se le vittime sono più di una), 4 anni in caso di lesioni gravissime e carcere da 6 mesi a due anni per lesioni gravi. Sono escluse le attenuanti e per il guidatore ubriaco c’è la confisca del veicolo o il carcere da 3 mesi a 1 anno e la sospensione della patente se rifiuterà i controlli per alcol e droga. Chi omette soccorso sarà punito piu’ severamente.
Oltre all’utilizzo delle Forze Armate, per i centri urbani sono previste altre novità, come la collaborazione tra polizia locale e statale, l’ampliamento dei poteri dei prefetti e dei sindaci, che potranno adottare provvedimenti urgenti per fronteggiare gravi pericoli per la sicurezza urbana. Il personale della polizia municipale avrà accesso al centro elaborazione dati del Viminale, dove potranno immettere anche dati acquisiti autonomamente (fino ad ora la consultazione riguardava solo veicoli rubati o rinvenuti, qui è estesa anche a documenti di identità smarriti o rubati).
Norme specifiche vengono introdotte anche in materia di distruzione delle merci contraffatte sequestrate.