Stalking: fino a quattro anni di carcere per i molestatori

Tiziana Montalbano

Dalla parte delle donne.
Lo ha deciso il Consiglio dei Ministri il 18 giugno di quest’ anno approvando due disegni di legge che dispongono le "Misure contro gli atti persecutori" e quelli contro la violenza sessuale. 

Dalla parte delle donne perché finalmente chi si macchierà di violenza sessuale o molestie riceverà una giusta punizione.
 
La novità principale dei due ddl, proposti dai ministri per le Pari Opportunità, Mara Carfagna, e della Giustizia, Angelino Alfano, risiede proprio nell’introduzione del reato di "Atti persecutori".

Una novità che permette di infliggere pene severe a quanti commettano atti persecutori (stalking): quattro anni di reclusione o l’ergastolo se lo stalker (il persecutore) arriva ad uccidere la propria vittima.
La punibilità dell’atto persecutore, inoltre, da’ alla vittima di molestie la possibilità di chiedere al questore di intervenire con un provvedimento d’ ammonimento orale nei confronti del molestatore. 

 
“C’era difficoltà a inquadrare il fatto concreto nelle categorie previste dal nostro ordimanento" – lo dichiara la Corriere della Sicurezza il Vice-Prefetto della Polizia di Stato, Claudio Vaccaro – "Questo tipo di fatti criminosi purtroppo hanno un’evoluzione strettamente connessa con lo sviluppo delle tecnologie. Nella categoria della violenza e delle minacce lo stalking è quella forma criminale che si sta sviluppando soprattutto grazie all’utilizzo delle tecnologie d’ uso corrente. Uno sviluppo tecnologico che però non sempre può essere tempestivamente colmato dal nostro ordinamento giudiziario”.

Nuove misure quindi che se non garantiscono alle donne una maggiore sicurezza allargano la speranza di quelli che hanno desiderio di giustizia. In Italia ogni anno circa cento donne vengono uccise dall’ex partner o dal fidanzato, marito, amante. Un numero inaccettabile che non può essere ignorato e che necessita urgentemente di un’ intervento ulteriore a quello legislativo, magari sul versante della prevenzione e della formazione. 

A riguardo arriva proprio dalla Polizia di Stato un interessante progetto:  A.Vi.Cri. (Attention for Victimis of Crime), che ha come obiettivo il perfezionamento delle capacità degli operatori delle forze di polizia nell’approccio con le vittime del crimine, nonché di elevarne la professionalità per rendere più agevole ed efficace il dialogo con persone in difficoltà o in stato di sofferenza per un crimine subito. “ Le forze di Polizia” – continua Vaccaro – stanno lavorando per dare una migliore assistenza alle vittime, soprattutto per evitare loro quel processo secondario di vittimizzazione che li rende maggiormente sensibili. Bisogna, inoltre, dare una definizione chiara di stalking affinché  l’operatore di polizia possa muoversi in modo ottimale e serve una maggiore attenzione a quei segnali che possono individuare meglio la fenomenologia e consentire così anche l’azione preventiva”. 
 

Il plot di una storia di stalking, infatti, è sempre lo stesso. I  protagonisti sono una donna nella parte della vittima e un uomo in quella dell’aguzzino, magari ex partner ( il 50% dei casi) o amici e colleghi di lavoro.  L’età media va dai 14-16 e non supera, quasi mai, i  50 anni. 
La trama, invece, è sintetizzabile in poche righe: un corteggiamento insistente che si trasforma in persecuzione attraverso telefonate, sms, appostamenti.

Come in tutte le storie, ovviamente, i finali possono essere diversi, il peggiore dei “bad end” vede l’uccisione della vittima da parte del molestatore.