Le tecnologie digitali da una parte e il ricambio generazionale della forza lavoro dall’altra stanno trasformando il modo di comunicare e collaborare in azienda, impattando profondamente sul tradizionale ambiente di lavoro.
Desktop computer, telefoni fissi, armadi, stampanti, fotocopiatrici e sale riunioni confinate in uno spazio statico chiamato ufficio stanno via via lasciando il posto a un ecosistema multidevice composto da smartphone, tablet e notebook in grado di accedere in modalità wireless a dati, applicazioni e soluzioni di videoconferenza che risiedono nel cloud. I millennials stanno subentrando ai baby boomers, portando una cultura innovativa nel mondo professionale: dalla capacità di bilanciare in modo equilibrato lavoro e vita privata la focalizzazione si è spostata sull’abilità di integrare in modo intelligente lavoro e vita privata, e quindi sulla ricerca di una flessibilità tale da permettere di essere produttivi ovunque, in ogni momento, con qualsiasi dispositivo. In linea con quel concetto di “lavoro agile” espresso ora anche dalla nuova legge italiana sullo smart working “per incrementare la competitività e agevolare la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro”.
Questo cambiamento nell’atteggiamento della forza lavoro, evidenzia IDC, sta condizionando fortemente le scelte organizzative delle imprese, che ora necessitano di ridefinire i processi per assecondare e soprattutto ottenere il massimo da un ambiente di lavoro, il cosiddetto workplace, più mobile e flessibile. È un percorso che è parte essenziale della trasformazione digitale aziendale.
La trasformazione del workplace, sottolinea IDC, è del resto guidata proprio dagli stessi driver che stanno alla base dell’enterprise digital transformation: maggiore agilità, migliore esperienza e soddisfazione, maggiore collaborazione, tempi di risposta e decisionali più rapidi, incremento della produttività, ottimizzazione dei processi, aumento dei ricavi.
Uno dei punti chiave della trasformazione del workplace è l’abilità dell’azienda di diventare mobile. Quell’anytime & anywhere productivity on any device diventerà infatti sempre più una caratteristica della nuova forza lavoro se è vero che gli ultimi studi condotti da IDC indicano che la popolazione europea di mobile worker crescerà da 97 milioni di unità nel 2016 a 120 milioni nel 2021, e che la quota sulla forza lavoro complessiva salirà dal 53% al 63% nello stesso periodo.
Il cloud rappresenterà il canale principale con cui verranno erogati i servizi a questa nuova forza lavoro. IDC stima che il mercato delle applicazioni di collaborazione – parte fondamentale del corredo operativo dei futuri lavoratori – non solo si svilupperà con tassi di crescita importanti – ma si sposterà quasi del tutto sul cloud: nel 2021, sempre in Europa, l’80% del giro d’affari di questo mercato deriverà proprio dal public cloud.
“Creare un ambiente lavorativo più smart, più user friendly e più semplice è solo il passo intermedio del percorso di trasformazione”, commenta Sergio Patano, senior research and consulting manager di IDC Italia. “L’obiettivo principale dell’evoluzione in ottica digitale del workplace è creare un ambiente in grado di favorire e incentivare la collaborazione per andare a incrementare la produttività. In tale percorso, tuttavia, la tecnologia da sola non basta: occorre portare avanti percorsi di revisione dei processi di business accompagnati da un attento change management”.
Proprio l’evoluzione del workplace nell’ambito dei piani di digital transformation delle aziende è al centro di un nuovo evento che IDC, in collaborazione con Fujitsu e Microsoft, organizzerà a Roma il 27 giugno con il titolo “Free up your workplace for a smart business”.
Nel corso di questo executive roundtable, Sergio Patano di IDC e gli esperti di Fujitsu e Microsoft spiegheranno come le aziende italiane possono in concreto liberare risorse per abilitare l’innovazione e realizzare la trasformazione digitale dell’ambiente di lavoro.