Il ministro dell’Interno ha fornito un dato positivo sull’uso sportivo delle armi da fuoco, da parte dei minorenni, dentro i poligoni di tiro. L’Unione italiana del tiro a segno aveva infatti posto un quesito Ministero circa la possibilità di ospitare dei minori al poligono facendoli addestrare al tiro sportivo. Preliminarmente si è riconosciuta la validità del divieto di rilasciare licenze di porto di fucile per “uso caccia” ai minori e di “consegnare” ad un minore un’arma da fuoco (quest’ultima azione configura la violazione dell’art.20 bis della legge 110/75). Sgomberato però il campo dalle violazioni penali il Ministro ha riconosciuto valido il regio decreto legge 2430/35 che riconosce all’Unione italiana del tiro a segno nazionale, tra i suoi compiti, quello dell’allenamento dei giovani che hanno attitudini al tiro. Non solo, ma lo statuto stesso dell’Ente sancito dal decreto del 31 maggio 2001 del ministro della Difesa, riconosce esplicitamente la possibilità di tesserare i maggiori di anni 14 per l’esercizio di discipline sportive con armi da fuoco. Tali indicazioni non sono in conflitto con la legge 110/75 perché secondo la circolare del ministro (pdf 2Mb) l’arma, di fatto, sulla linea di tiro, non viene “consegnata” al minore ma gli viene “affidata in via temporanea” dall’istruttore che segue costantemente il minore e ne mantiene in sostanza il possesso. Superata anche la perplessità circa la violazione della Convenzione Onu sui diritti del fanciullo che riconosce, nei principi posti a protezione dei minori, l’esclusione in modo assoluto dell’addestramento alle armi da fuoco per uso militare e di polizia. Nella medesima circolare si stabilisce infatti che i modelli ed i calibri delle armi, nonché le forme di addestramento destinati all’allenamento sportivo dei minori, debbano essere preventivamente approvati dal ministero dell’Interno che è per legge l’organo di controllo per tutte le attività svolte all’interno delle Sezioni di tiro a segno.
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