Torino, detenuto tenta di aggredire magistrato in carcere

redazione

Ancora violenza in carcere a Torino. Questa volta a farne le spese, non fosse stato per il tempestivo intervento di un poliziotto penitenziario, sarebbe stato un giudice per le indagini preliminari che era nella struttura carceraria.
Ricostruisce i fatti Nicola Sette, Segretario Nazionale per il Piemonte del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE: “Questa mattina, presso la Casa Circondariale di Torino, intorno alle ore 10,30 un detenuto italiano ristretto per tentata rapina, durante l’udienza di convalida dinanzi al Gip presso la sala/ magistrati dell’istituto di pena in questione , senza nessun apparente motivo si scagliava contro il magistrato; l’Agente di Polizia Penitenziaria preposto al servizio interveniva immobilizzando il ristretto e salvaguardando l’incolumita’ del magistrato e di tutti i presenti. Un plauso al poliziotto Penitenziario, attento e professionale. Nonostante la cronica carenza di personale alla casa circondariale di Torino il personale svolge con sacrificio e abnegazione il proprio lavoro”.
“La situazione nelle carceri del Piemonte, dove oggi sono detenute circa 4.250 persone rispetto ai circa 3.900 posti letto è sempre tesa ed allarmante”, denuncia il Segretario Generale SAPPE Donato Capece. “I numeri riferiti agli eventi critici avvenuti nelle celle delle carceri piemontesi nell’interno anno 2017 sono inquietanti: 656 atti di autolesionismo, 65 tentati suicidi, 285 colluttazioni e 59 ferimenti. I suicidi in cella sono stati 4 e 5 i decessi per cause naturali. Sono state, infine, 8 le evasioni da penitenziari della Campania: una da istituto e 7 a seguito della concessione di permesso premio e lavoro all’esterno. E la cosa grave è che questi numeri si sono concretizzati proprio quando sempre più carceri hanno introdotto la vigilanza dinamica ed il regime penitenziario ‘aperto’, ossia con i detenuti più ore al giorno liberi di girare per le Sezioni detentive con controlli sporadici ed occasionali della Polizia Penitenziaria”.
Il SAPPE sottolinea che “nelle carceri di Ivrea (109) e Alessandria Casa Circondariale (100) si sono contati il più alto numero di atti di autolesionismo mentre è a Torino “Lo Russo Cutugno” che si è contato il maggior numero di tentati suicidi sventati in tempo dagli uomini della Polizia Penitenziaria, 19. Il penitenziario di Vercelli ha il record regionale di colluttazioni (57) mentre quello di Biella ha quello delle colluttazioni, 27”.
Per il primo Sindacato della Polizia Penitenziaria “lasciare le celle aperte più di 8 ore al giorno senza far fare nulla ai detenuti – lavorare, studiare, essere impegnati in una qualsiasi attività – è controproducente perché lascia i detenuti nell’apatia: non riconoscerlo vuol dire essere demagoghi ed ipocriti”. E la proposta è proprio quella di “sospendere la vigilanza dinamica: sono infatti state smantellate le politiche di sicurezza delle carceri preferendo una vigilanza dinamica e il regime penitenziario aperto, con detenuti fuori dalle celle per almeno 8 ore al giorno con controlli sporadici e occasionali, con detenuti di 25 anni che incomprensibilmente continuano a stare ristretti in carceri minorili”.
Capece torna a sottolineare l’alto dato di affollamento delle prigioni italiane: “oggi abbiamo in cella 58.087 detenuti per circa 45mila posti letto: 55.646 sono gli uomini, 2.441 le donne. Gli stranieri sono il 35% dei ristretti, ossia 19.818. Mancano Agenti di Polizia Penitenziaria e se non accadono più tragedie più tragedie di quel che già avvengono è solamente grazie agli eroici poliziotti penitenziari, a cui va il nostro ringraziamento. Un esempio su tutti: negli ultimi 20 anni le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria hanno sventato, nelle carceri del Paese, più di 18mila tentati suicidi ed impedito che quasi 133mila atti di autolesionismo potessero avere nefaste conseguenze”.