Verona, manodopera clandestina nei laboratori

Stefano Serafini

La Guardia di Finanza di Verona, in collaborazione con il personale ispettivo dell’INPS, dell’Ispettorato del Lavoro e dello SPISAL, ha eseguito due interventi finalizzati al contrasto dell’immigrazione clandestina e del lavoro sommerso gestito da soggetti di etnia cinese. Le indagini hanno interessato due laboratori tessili nei comuni di Isola della Scala e Mozzecane, nel veronese. L’intervento dei finanzieri ha portato all’individuazione di 34 lavoratori che, al momento dell’accesso, erano intenti alle loro mansioni nelle tipiche “postazioni di lavoro” caratterizzate da carenti condizioni igienico-sanitarie e precarie condizioni di sicurezza sui luoghi di lavoro. Lo scenario che si è presentato alle Fiamme Gialle scaligere, infatti, era pressoché simile a quello di altri immobili adibiti a laboratori tessili irregolari comunemente gestiti da soggetti che basano i loro affari sullo sfruttamento sistematico di persone in difficoltà. Nel caso specifico si è trattato di lavoratori di origine cinese che prestavano la loro opera in stanze di piccole dimensioni, ricavate con materiale compensato o cartonato, talvolta adibite a cucina e prive della benché minima condizione di sicurezza, con dormitori occasionali e servizi igienici in condizioni sanitarie di assoluta precarietà. Tra gli “approntamenti di sicurezza” anche una botola idonea a consentire il veloce occultamento dei lavoratori irregolari in caso di controllo da parte delle competenti Autorità. Da rilevare come all’accesso presso gli immobili i militari abbiano riscontrato anche la presenza di cinque minori, di cui due neonati. I primi riscontri hanno permesso di appurare che, dei 34 lavoratori identificati all’atto dell’accesso presso i due laboratori, 18 non risultano regolarmente assunti dalle rispettive ditte individuali e l’accertamento della loro posizione ai fini contributivo-previdenziali è tuttora in corso, nove erano privi del regolare permesso di soggiorno e 3 di questi erano già stati destinatari dell’ordine di espulsione. Per uno di questi ultimi è scattato l’arresto, per un altro la denuncia a piede libero per violazioni di carattere penale alla normativa in materia di immigrazione mentre per i rimanenti è stato emesso un decreto di espulsione da parte del Questore di Verona. Nel corso delle perquisizioni sono state poi rinvenute e poste sotto sequestro 75 etichette riportanti, oltre al nome della ditta italiana committente, la dicitura ‘prodotto realizzato in Italia esclusivamente da manodopera italiana’, utilizzate per l’applicazione sui capi d’abbigliamento confezionati. Entrambi i titolari delle due ditte individuali sono stati denunciati all’Autorità Giudiziaria per sfruttamento di manodopera clandestina mentre per uno solo di essi – al momento irreperibile – è scattata anche la denuncia per frode in commercio. Sono in corso ulteriori attività d’indagine per appurare eventuali responsabilità di altri soggetti, sia con riferimento alle implicazioni in tema di immigrazione clandestina, sia riguardo a quelle connesse con la tutela del “made in Italy”.