Carceri, il Governo onora le vittime di via Fani con una riforma penitenziaria che mina la sicurezza sociale interna

redazione

“Trovo sconcertante che il Governo abbia approvato la riforma penitenziaria nel giorno della ricorrenza del quarantennale dalla strage di via Fani a Roma, dove le Brigate Rosse uccisero i cinque uomini della scorta per rapire Aldo Moro. Quella approvata è una legge liberticida, che mina il concetto stesso di certezza della pena perché demolisce il 4bis, articolo dedicato ai detenuti più pericolosi, impone l’obbligo di redigere un verbale per ogni perquisizione che farà la Polizia Penitenziaria, aumenta da tre a quattro gli anni di per cui non si entrerà in carcere e si basa su dati, quelli riferiti alla recida, che il Ministero della Giustizia ha comunicato ufficialmente di non disporre!”. E’ il commento di Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, alla notizia dell’approvazione oggi in Consiglio dei Ministri della riforma penitenziaria: “Già è cosa assai grave che un Governo al capolinea, espressione di una maggioranza politico-parlamentare distrutta nelle urne elettorali, imponga questa legge anziché provvedimenti concreti per cose ben più importanti, come ad esempio la sicurezza sociale o il disagio di molte famiglia, ma bensì pensi a chi commette reati e delinque. E se dice che il provvedimento svuota carceri approvato oggi è frutto di studi sulla recidiva dice il falso, perché il Ministero della Giustizia ed il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria hanno ufficialmente detto, e messo nero su bianco, che non hanno alcun dato sulla recidiva!”
“La situazione delle carceri si è notevolmente aggravata. Basterebbe avere l’onesta di esaminare i dati sugli eventi critici accaduti in carcere nell’anno 2017”, denuncia Capece. “I numeri riferiti agli eventi critici avvenuti tra le sbarre nell’interno anno 2017 sono inquietanti: 9.510 atti di autolesionismo (rispetto a quelli dell’anno 2016, già numerosi: 8.586), 1.135 tentati suicidi (nel 2016 furono 1.011), 7.446 colluttazioni (che erano 6.552 l’anno prima) e 1.175 ferimenti (949 nel 2016). Tutti numeri aumentati in maniera esponenziale tra il combinato disposto della introduzione della vigilanza dinamica ed il regime penitenziario ‘aperto’, ossia con i detenuti più ore al giorno liberi di girare per le Sezioni detentive con controlli sporadici ed occasionali della Polizia Penitenziaria, e l’assoluta inerzia dell’Amministrazione Penitenziaria rispetto a provvedimenti che garantiscano l’ordine e la sicurezza interna delle carceri”.
Anche per questo il giudizio del SAPPE sulla riforma dell’ordinamento penitenziario è sempre stato critico: “I dati ci confermano che le aggressioni, i ferimenti, le colluttazioni – che spessissimo vedono soccombere anche gli appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria, sempre più contusi e feriti da una parte di popolazione detenuta prepotente e destabilizzante – sono sintomo di una situazione allarmante, per risolvere la quale servono provvedimenti di tutela per gli Agenti e di sicurezza per le strutture carcerarie e certo non leggi che allarghino le maglie della sicurezza penitenziaria, come la riforma penitenziaria approvata oggi dal Governo nel Consiglio dei Ministri. Avere carceri meno affollate e più moderne non vuol certo dire aprire le porte delle celle, come pure prevedeva questa scellerata riforma penitenziaria!”.