Carceri: nuova aggressione ad un agente

Roberto Imbastaro

A poco più di 24 ore dal grave episodio avvenuto nel carcere genovese di Marassi, dove 7 detenuti tunisini hanno aggredito il Personale di Polizia Penitenziaria dopo aver tentato di incendiare la sezione detentiva presso la quale erano ristretti, resta altissima la tensione nel carcere genovese. E’ infatti di poche ore fa la notizia di una nuova aggressione – l’ennesima – ai danni di un poliziotto penitenziario, colpito al volto da un detenuto marocchino nel carcere della Valbisagno.

Il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, il più rappresentativo della Categoria con 12mila poliziotti, "legge" con preoccupazione questo episodio: "E’ la ciliegina sulla torta di una situazione ben oltre il limite della tolleranza. Ma ora basta davvero: la misura è colma!", è il commento di Roberto MARTINELLI, segretario generale aggiunto e commissario straordinario per la Liguria del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, e di Domenico TARANTINO, segretario SAPPE di Marassi. “Vogliamo per prima cosa esprimere la nostra solidarietà al Collega che ha contenuto l’aggressività del detenuto ed ha impedito che la situazione degenerasse. L’aggressione è avvenuta al piano terra della II^ sezione, dove vi sono le aule scolastiche ed è stata improvvisa e proditoria. L’agente è stato colpito al volto ed oraè stato inviato al pronto soccorso. Questa è  la terza aggressione ai danni di nostri agenti di Marassi in circa un mese. Ed è davvero troppo. Dove sono le istituzioni penitenziarie regionali e nazionali? Cosa pensano di fare per tutelare gli agenti di Marassi? Di cos’altro hanno bisogno per intervenire? Per ora ci sembra che le Autorità amministrative  ma anche quelle politiche si fanno scudo della drammatica situazione penitenziaria attraverso il senso di responsabilità del Corpo di Polizia Penitenziaria; ma queste sono condizioni di logoramento che perdurano da mesi e continueranno a pesare sulle 39 mila persone in divisa per molti mesi ancora se non la si smette di nascondere la testa sotto la sabbia. Quanto si pensa possano resistere gli uomini e donne della Polizia Penitenziaria che sono costrette a trascurare le proprie famiglie per garantire turni massacranti con straordinari nemmeno pagati? Quanto stress psico-fisico si pensa possa sopportare una persona in divisa costretta a convivere con situazioni sanitarie da terzo Mondo, esposta a malattie infettive che si ritenevano ormai debellate in Italia, ma che sono largamente diffuse in carcere, attenta a scongiurare suicidi, a schivare ma spesso anche a subire (come a Marassi) violente aggressioni da parte dei detenuti? Perché non si mandano tutti i detenuti stranieri (che spesso sono proprio i più aggressivi verso i poliziotti, non avendo nulla da perdere) a scontare la pena nelle galere del Paese di provenienza?”. Il primo Sindacato della Polizia Penitenziaria, il SAPPE, comunica che in assenza di concreti provvedimenti attuerà iniziative di protesta pubblica, per gridare in piazza ed in ogni sede istituzionale “la rabbia dei poliziotti penitenziari di Marassi che si sentono abbandonati da un’Amministrazione penitenziaria regionale sorda e indifferente ai nostri problemi. Non accettiamo più offese, insulti, aggressioni dai detenuti ma neppure l’indifferenza della politica ai nostri problemi. Ci viene riservato un trattamento indegno per degli appartenenti ad un Corpo di Polizia dello Stato chiamati a svolgere quotidianamente un duro e difficile lavoro, costantemente sotto organico!"