Carceri: Sappe, demagogica la proposta di Castelli

Paola Fusco

L’ex ministro della Giustizia Roberto Castelli, intervistato da “La Stampa”, è intervenuto nel dibattito che si è aperto dopo quattro episodi di violenze sessuali in due giorni: “Il nostro Paese – afferma – ha il numero di detenuti più basso d’Europa in proporzione al numero di abitanti. Chi delinque va messo in galera, non ci sono mediazioni”. Non si è fatta attendere la risposta del Sappe, il Sindacato autonomo polizia penitenziaria: “Pensare di risolvere il problema della sicurezza sociale aumentando il numero dei detenuti vuol dire, nella situazione attuale penitenziaria, far implodere l’intero sistema. Ed è grave che a dirlo sia un ex ministro della Giustizia, che dovrebbe conoscere bene la situazione delle carceri italiane”. Donato Capece, segretario generale del sindacato, boccia le dichiarazioni dell’ex guardasigilli: “L’attuale fotografia della situazione penitenziaria del Paese si commenta da sola – spiega -. Nelle carceri italiane oggi è stata abbondantemente superata la quota di 52mila detenuti e la capienza regolamentare degli istituti è di 43mila posti. Un detenuto su quattro è tossicodipendente, con una percentuale nazionale media del 28%, e uno su tre è straniero (19.600 persone, pari al 38%). Percentuale, questa, che in alcune realtà supera il 70%. Le strutture penitenziarie spesso sono fatiscenti, gli organici della Polizia penitenziaria sono drammaticamente carenti e quindi aumentare il numero dei detenuti vorrebbe dire, di fatto, favorire l’implosione del sistema”. Altri sono, secondo il Sappe, gli interventi che dovrebbero essere adottati: “Bisogna adottare con urgenza rimedi strutturali – aggiunge Capece – incominciando a espellere tutti i detenuti stranieri e facendo scontare nelle carceri del loro Paese la pena a cui sono stati condannati. Occorre modificare il sistema penale, rendendo stabili le detenzioni dei soggetti pericolosi e affidando a misure alternative al carcere la punibilità dei fatti che non manifestano pericolosità sociale, anche con impieghi in lavori socialmente utili, avendo l’accortezza di affidare i compiti di controllo sull’esecuzione penale e sulle misure alternative alla detenzione alla Polizia penitenziaria, anche con dispositivi tecnici come il braccialetto elettronico. Su sicurezza e carcere servono soluzioni drastiche e urgenti, non demagogia”.