Frattini: "Puntare sulla comunicazione per vincere l’immigrazione illegale"

Valentina Parisi

Il nostro paese negli ultimi tre decenni ha visto crescere il suo ruolo di paese di immigrazione, passando da una presenza di 300 mila immigrati a 3.690.000, secondo i dati del Dossier Statistico Immigrazione Caritas-Migrantes 2007.
Gli italiani potrebbero sorridere soddisfatti leggendo questi dati se non fosse che sempre più spesso questo fenomeno viene associato alla criminalità, alla malavita, allo schiavismo, alla mancata sicurezza, provocando spesso incidenti e morti.
Sembra quindi necessario e urgente prendere misure efficaci per gestire e controllare i flussi migratori. “Un approccio globale ed efficace all’immigrazione deve puntare alla comunicazione, ma non come strumento del giorno dopo, bensì come parte integrante di un progetto e di politiche che guardino al fenomeno sotto l’aspetto delle spinte e delle motivazioni a emigrare e, quello delle politiche di integrazione”, ha affermato il vicepresidente della Commissione Ue Franco Frattini, secondo il quale non si può lasciare l’immigrazione allo “spontaneismo organizzato” dei trafficanti di esseri umani e non ci si può limitare a un approccio “repressivo”.
Il vicepresidente trova nella “comunicazione” l’arma vincente, secondo il quale va sviluppata “una campagna di informazione-comunicazione, attenta a scegliere i media localmente più influenti, che parli, negativamente, dei rischi mortali del viaggio, delle regole severe dei paesi verso cui ci si dirige illegalmente e, positivamente, delle opportunità che ci sono, paese per paese, in termini di formazione e mercato del lavoro”. Importante anche, secondo Frattini, puntare sulla sussidiarietà e sull’educazione, che abbia nei bambini “i destinatari-protagonisti di una seconda azione di comunicazione”.
Queste le premesse perché l’immigrazione possa cambiare nome e identificarsi non più con l’illegalità ma con la “mobilità”.