Le basi Usa licenziano 500 italiani

red

Quasi 500 lavoratori davanti alla base Usa di Capodichino a Napoli, altrettanti in marcia verso il palazzo della Prefettura di Catania nel primo giorno di protesta dei dipendenti civili dei presidi militari statunitensi di Napoli-Capodichino e di Sigonella, scesi in piazza per contestare l’annunciato taglio di 90 unità (61 in Sicilia e 29 nel capoluogo campano). Un’analoga manifestazione si è svolta anche ad Aviano, in provincia di Pordenone. I licenziamenti rientrano in una più ampia riorganizzazione della forza lavoro civile in Italia della Us Navy, che conta circa 2100 unità. Come ha confermato il Contrammiraglio David Mercer, a capo del Comando della marina americana per l’Europa, l’Africa e l’Asia sud-occidentale: "II nostro organico è superiore alle esigenze. Di conseguenza, circa 150 posti di lavoro saranno sottoposti a un processo di adeguamento nel corso del 2010". La maggior parte delle posizioni interessate appartengono al Dipartimento dei Lavori pubblici o ai programmi di  assistenza. "Negli ultimi cinque anni la nostra organizzazione è diventata più snella ed efficiente, ma non è stato così per il nostro organico – ha precisato Mercer. Questi provvedimenti, seppur difficili, sono resi necessari per rispondere alle esigenze a lungo termine della Us Navy in Italia". Per il comando americano i licenziamenti avranno come termine ultimo il 30 settembre, ma ai sindacati questo tipo di contrattazione non va giù. Per Rosetta Raso, segretario nazionale della Fisascat Cisl, si tratta "di una vera e propria azione di forza perpetrata a danno dei lavoratori italiani, contrariamente a quanto convenuto a livello internazionale". Nel corso della protesta di ieri mattina a Napoli – dove il traffico è stato bloccato per alcune ore visto che i manifestanti hanno occupato la rotonda che porta all’aeroporto civile – una delegazione è riuscita a incontrare il comandante Christopher A. Harris, presidente della Commissione Usa Jcpc, ma l’esito del faccia a faccia non è stato dei migliori. I sindacati propongono di far scivolare i licenziamenti dal 30 settembre al 31 dicembre, in modo di avere il tempo di cercare una ricollocazione dei lavoratori presso altri presidi militari e individuare chi ha i requisiti per accettare un incentivo all’esodo. Ipotesi che il comando americano ha respinto. "Chiederemo al governo di aiutarci a sostenere la dignità degli italiani, visto che gli ospiti sono gli americani non noi che lavoriamo per loro" spiega Giancarlo Guidi, coordinatore nazionale Uil-tucs Basi Usa Italia. A Sigonella inoltre, i dipendenti della base americana protestano anche per l’assunzione di personale americano proprio nel periodo della mobilità. Si tratta di circa 40 unità. «Assumono personale americano per sostituire quello italiano, questo è illegale», sottolinea Tony Fiorenza, segretario regionale della Fisascat Cisl Sicilia. Sul caso però il contrammiraglio Mercer aveva assicurato che i licenziamenti «avranno un impatto sia sul personale civile americano che locale; ma non hanno l’obiettivo di sostituire dipendenti locali con dipendenti americani». «Ci appelliamo al governo – dice Stefania Chirico a capo della Fisascat Cisl di Napoli – affinché riesca a stabilire delle regole chiare di comunicazione tra noi e il Comando americano».