Polizia penitenziaria in festa a Roma

red

La Polizia Penitenziaria ha festeggiato ieri il 193° anniversario della sua fondazione a Roma, all’Arco di Costantino. Dopo le note dell’inno nazionale, è stato osservato un minuto di raccoglimento in ricordo dei due militari italiani rimasti uccisi in Afghanistan. Presenti alla cerimonia il presidente del Senato, Renato Schifani, il presidente della Corte costituzionale, Francesco Amirante, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, il capo della Polizia, Antonio Manganelli, il governatore della Regione Lazio, Renata Polverini, e il vicesindaco di Roma Mauro Cutrufo. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha dichiarato: "E’ ineludibile l’attuazione di interventi normativi e organizzativi per il superamento delle molte criticità ormai manifeste. Il Parlamento e il Governo stanno affrontando queste esigenze di multiforme intervento: auspico che il loro impegno conduca al più presto a risultati concreti e renda meno oneroso il quotidiano svolgimento delle attività demandate alla Polizia Penitenziaria". Il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, ha illustrato l’attività del Governo in materia di carceri: "Il piano carceri per fronteggiare il sovraffollamento va avanti. Dal giugno 2008 a oggi, attraverso la ristrutturazione di padiglioni preesistenti e l’edificazione di nuovi, sono stati creati 2.223 nuovi posti detentivi. L’obiettivo è di ottimizzare l’utilizzo dei fondi già stanziati, pari a 500 milioni di euro previsti dalla legge finanziaria 2010, oltre i fondi già disponibili presso il ministero della Giustizia. Inoltre, è prevista l’assunzione straordinaria di 2.000 agenti di polizia penitenziaria Nell’anno appena trascorso, abbiamo registrato un’importante inversione di tendenza nel flusso di ingressi in carcere: il trend di crescita annuale rispetto al 2008 si è ridotto del 17% nel 2009 e del 62% nel 2010. Se tra il 2007 e il 2008 la popolazione detenuta era cresciuta di 10.670 unità e nel maggio 2009 rispetto al 2008 di 8.797 unità, la crescita complessiva tra il maggio 2009 a oggi è di 4.051 detenuti. In particolare, la presenza di stranieri negli istituti penitenziari è oggi pari al 37% dell’intera popolazione carceraria. L’obiettivo è sempre quello di ottenere il trasferimento dei detenuti nei loro paesi d’origine per l’espiazione della pena. Nelle carceri italiane, i detenuti in attesa di giudizio definitivo rappresentano il 44% del totale, di cui il 21% in attesa della sentenza di primo grado, mentre gli internati sono il 3% e i condannati con sentenza definitiva rappresentano il 53% dell’intera popolazione carceraria. A loro è rivolto anche "l’impulso che il dicastero sta dando al lavoro all’interno delle carceri, nel presupposto che l’apprendimento di un mestiere durante la detenzione permetterà al detenuto di avere un futuro lavorativo dopo avere riconquistato la libertà. Le statistiche testimoniano che la percentuale di soggetti che tornano a delinquere una volta scontata la pena è assai più alta fra quei detenuti che non hanno mai svolto attività lavorative in carcere. E’ interesse dello Stato fare tutto ciò che è possibile, per offrire al detenuto un’altra chance nella vita: se il detenuto continuerà a conoscere solo la strada che lo ha portato in carcere, una volta uscito tornerà a seguire la strada del crimine; se lo Stato aiuterà a trovare la strada di un lavoro onesto, il detenuto probabilmente non delinquerà più. Il carcere non è più e non deve assolutamente tornare a essere una accademia del crimine: garantire la corretta e rigorosa applicazione del regime speciale previsto dall’articolo 41 bis contribuisce a smantellare queste consorterie ponendo una netta separazione tra i boss detenuti e gli affiliati ancora presenti sul territorio. Il capo del Dap, Franco Ionta, ha invece illustrato le esigenze del settore: "Servono nuove strutture carcerarie e un incremento dell’organico della polizia penitenziaria. Per risolvere il problema del sovraffollamento delle carceri italiane, occorre mettere a punto un piano di medio e lungo termine che poggi su tre pilastri ovvero l’aumento dei posti letto, l’incremento degli organici ma anche nuove misure deflattive della detenzione".