Via libera ai cibi clonati

Veronica Molese

L’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) ha dato il suo primo parere favorevole alla vendita di latte e carni provenienti da animali clonati, concordando con il via libera tecnico della Food and Drug Administration (FDA), agenzia americana con cui l’EFSA ha siglato lo scorso luglio il primo accordo USA-UE nel settore del rischio in materia di sicurezza alimentare.
Il sì della FDA prevede la libera circolazione di alimenti frutto di clonazione, senza nessuna distinzione con etichette particolari.
La decisione, per ora solo teorica, ha scatenato in Italia un vero e proprio moto di polemica.
Primi fra tutti i produttori agricoli, rappresentati da Coldiretti e Cia, preoccupati dalla libera circolazione di alimenti clonati, in nessun modo distinti dai naturali, con conseguenti rischi per i consumatori.
Contraria anche la Lav, che ha attaccato “ricerche tese a sviluppare animali fotocopia, per uno stile di vita 20 volte più costoso di quello di un vegetariano”.
Non meno ostile il parere del ministro alle Politiche agricole, Paolo De Castro, da sempre eticamente contrario alla clonazione ed intenzionato a salvaguardare la sicurezza alimentare dei consumatori.
La decisione dell’EFSA non arriverà comunque prima di aprile. Per ora il Comitato scientifico dell’Agenzia ha solo sottolineato come la clonazione sia una delle tecnologie di ausilio nel mantenere intatto il patrimonio genetico della zootecnia, salvaguardando, in tal senso, le specie in via di estinzione.
Il Gruppo europeo di esperti sulla bioetica, consultato dalla Commissione Europea, non ha invece trovato argomentazioni sufficientemente convincenti per giustificare la clonazione di animali a fini alimentari, sottolineando anzi come la clonazione potrebbe non essere ‘eticamente giustificabile’, a causa delle sofferenze inflitte agli animali clonati.
Lo stesso Gruppo, in previsione di un’ ipotetica introduzione di alimenti clonati nel mercato europeo, ha raccomandato il rispetto di diverse condizioni: sicurezza del cibo; benessere degli animali; mantenimento della biodiversità; tracciabilità nel commercio internazionale attraverso un sistema di etichettatura, che consenta di riconoscere i cibi clonati e permettere ai consumatori acquisti consapevoli.
L’opinione del Comitato, composto da 15 esperti di etica, teologia, filosofia e diritto, non è vincolante ma potrebbe esser tenuta in considerazione dagli Stati membri nel processo decisionale di vendita o meno di prodotti da animali clonati, scelta di vendita comunque economicamente onerosa, tenendo presente il costo di allevamento di un clone pari a 15.000 euro.
L’Ue organizzerà, prima della decisione finale, un sondaggio nei 27 Paesi membri, i cui risultati saranno resi noti nel secondo semestre dell’anno; successivamente la Commissione Europea valuterà le misure da adottare.
Ma, ancora una volta, per ora, il progresso tecnologico e gli interessi economici sembrano prevalere sulla sicurezza e la tutela degli esseri umani.