Carcere Avellino: morte improvvisa di un detenuto

Roberto Imbastaro

Un detenuto di anni 34 è deceduto improvvisamente all’interno della Casa Circondariale di Avellino.Dopo aver cercato in tutti i modi di salvargli la vita con il rituale massaggio cardio respiratorio, non si è potuto far altro che costatarne il decesso.-“R.R. originario della provincia del napoletano appellante con un fine pena fissato nel 2015 era in compagni di altri detenuti che hanno tempestivamente avvisato gli uomini della Polizia Penitenziaria del malore che aveva colpito il recluso che è stato prelevato immediatamente dalla sua cella e condotto verso la locale infermeria, ma il medico di turno nulla ha potuto fare dinanzi alla volontà della morte di colpire ancora. La notizia della morte del detenuto intristisce tutti, specie coloro che il carcere lo vivono quotidianamente nella prima linea delle sezioni detentive, come le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria che svolgono quotidianamente il servizio con professionalità, zelo, abnegazione e soprattutto umanità in un contesto assai complicato per l’esasperante sovraffollamento.”A darne notizia è Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, la prima e più rappresentativa organizzazione dei Baschi Azzurri“Questa ennesima morte di un detenuto testimonia ancora una volta la drammaticità della vita nelle carceri italiane” rilancia il SAPPE, che rinnova il suo appello alla classe politica del Paese. “Rinnoviamo l’auspicio che la classe politica ed istituzionale del Paese faccia proprie le importanti e pesanti parole dette dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano sulle nostre carceri “terribilmente sovraffollate” e ci si dia dunque da fare – concretamente e urgentemente – per una nuova politica della pena, necessaria e non più differibile, che ‘ripensi’ organicamente il carcere e l’Istituzione penitenziaria, che preveda circuiti penitenziari differenziati a seconda del tipo di reato commesso, un maggiore ricorso alle misure alternative per quei reati di minor allarme sociale ma soprattutto l’impiego dei detenuti durante la detenzione in attività lavorative compresi, per quelli con pene brevi e di minore allarme sociale, quelli di pubblica utilità per il recupero ambientale del territorio”.