Imprese di cybersecurity in Italia: cresce il fatturato (+23% per le società di capitali) all’insegna di internazionalizzazione e innovazione

 Il 2024 ha visto un sensibile aumento delle minacce informatiche in Italia: secondo l’Osservatorio Cyber di CRIF, le segnalazioni di dati esposti sul dark web sono infatti cresciute del +15,4%, superando i 2 milioni di alert. Il nostro Paese si conferma vulnerabile, al 5° posto nel mondo per e-mail compromesse e 18° per dati di carte di credito esposti.

In questo contesto di rischiosità crescente, CRIF ha condotto un’approfondita analisi del tessuto imprenditoriale italiano attivo nella cybersecurity, attraverso la propria piattaforma di marketing intelligence Margò, basata su strumenti avanzati AI-based di analisi e targeting delle imprese.

Dall’analisi emerge che in Italia ci sono complessivamente oltre 2mila imprese che forniscono soluzioni e servizi per la protezione dal cyber risk, dalla produzione di software alla consulenza tecnica e commercio di soluzioni. A livello di forma giuridica, l’80,9% sono società di capitali;seguono le imprese individuali e le società di persone rispettivamente con l’11,6% e il 7,1%. Focalizzando l’attenzione sullesocietà di capitali, registrano tra il 2021 e il 2023 un incremento del +23% del fatturato. Il comparto è composto principalmente da microimprese (71,7%), seguite da piccole (18,2%), medie (8,0%) e solo marginalmente da grandi aziende (2,1%).

A livello geografico, queste imprese sono concentrate soprattutto in Lombardia, regione che da sola rappresenta il 26,1% delle aziende italiane attive nella cybersecurity.  L’area Nord- Ovest guida il panorama nazionale con il 36,1% delle imprese di cybersecurity, seguita dal Centro (26,5%) e dal Nord Est (21,1%). Il Sud e le Isole, invece, si collocano all’ultimo posto con una quota del 16,4%, nonostante rappresentino ben il 33,5% del totale delle imprese italiane. Questa forte concentrazione al Nord evidenzia un divario territoriale significativo nello sviluppo del settore.

CRIF ha analizzato in profondità il profilo delle imprese italiane attive nella cybersecurity, valutandone il livello di digitalizzazione (digital attitude), la propensione all’innovazione e all’internazionalizzazione, attraverso strumenti di analytics basati su intelligenza artificiale. Dal confronto con la media delle aziende italiane emergono differenze significative.

Le imprese del settore cybersecurity mostrano una maggiore propensione all’internazionalizzazione, con oltre il 33% delle aziende nelle classi di score alto e medio-alto rispetto al 4,6% della media italiana. Anche sotto il profilo digitale, il divario è netto: più del 70% delle aziende di cybersecurity presenta uno score di digital attitude alto o medio-alto, contro l’8,5% medio delle imprese italiane. A questa forte attitudine digitale si associa una maggiore vocazione all’innovazione: il 70% delle imprese del comparto ha un innovation score alto o medio-alto, rispetto al 10% della media nazionale.

Oltre alla spinta verso innovazione e internazionalizzazione, le aziende del settore si distinguono anche per l’elevata affidabilità nei pagamenti commerciali. Il 60,6% delle imprese di cybersecurity salda le fatture nei tempi previsti, superando ampiamente la media italiana del 45,1%. I ritardi gravi (oltre i 90 giorni) riguardano solo l’1,4% delle aziende del settore, contro il 4,4% a livello nazionale, mentre i ritardi lievi si attestano al 38%, rispetto al 50,5% della media delle imprese italiane.