Riforma penitenziaria, SAPPE: “Un Governo al capolinea non può imporre una catastrofica riforma delle carceri”

redazione
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“Imporre l’approvazione di questa riforma penitenziaria è assurdo, ancorchè inutile considerato che l’ipotesi di riforma penitenziaria è stata già bocciata dal Governo il 22 febbraio scorso. E sarebbe grave e assurdo che un Esecutivo senza alcuna legittimazione elettorale tentasse di approvare l’ennesimo e assurdo svuota carceri in danno delle vittime della criminalità. Per di più senza alcuna legittimità politica. Per questo ci appelliamo al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e chiediamo a chi le elezioni le ha vinte – ossia a Di Maio e Salvini – affinchè vigilino al fine di impedire questa scellerata possibilità”.
Lo dichiara Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, commentando talune iniziative di associazioni che vorrebbero l’approvazione della legge di riforma penitenziaria.
Il SAPPE ricorda di essersi fatto portavoce dei rilievi di autorevoli magistrati e associazioni di vittime della criminalità per denunciare come “i provvedimenti oggetto del decreto di riforma penitenziaria andrebbero a indebolire il sistema giudiziario e carcerario: uno “svuota carceri” mascherato, fino alla rottamazione del 41bis. Altro che più sicurezza: in quel decreto erano contenuti un insieme di benefici a vantaggio di appartenenti alla criminalità organizzata e a quella comune, seppur violenti. Per questo dicemmo, il 22 febbraio scorso, che era stato saggio rinviare la riforma penitenziaria”
“La situazione delle carceri si è notevolmente aggravata. Basterebe avere l’onesta di esaminare i dati sugli eventi critici accaduti in carcere nell’anno 2017”, denuncia Capece. “I numeri riferiti agli eventi critici avvenuti tra le sbarre nell’interno anno 2017 sono inquietanti: 9.510 atti di autolesionismo (rispetto a quelli dell’anno 2016, già numerosi: 8.586), 1.135 tentati suicidi (nel 2016 furono 1.011), 7.446 colluttazioni (che erano 6.552 l’anno prima) e 1.175 ferimenti (949 nel 2016). E la cosa grave è che questi numeri si sono concretizzati proprio quando sempre più carceri hanno introdotto la vigilanza dinamica ed il regime penitenziario ‘aperto’, ossia con i detenuti più ore al giorno liberi di girare per le Sezioni detentive con controlli sporadici ed occasionali della Polizia Penitenziaria”.
Per il SAPPE “lasciare le celle aperte più di 8 ore al giorno senza far fare nulla ai detenuti – lavorare, studiare, essere impegnati in una qualsiasi attività – è controproducente perché lascia i detenuti nell’apatia: non riconoscerlo vuol dire essere demagoghi ed ipocriti”. E la proposta è proprio quella di “sospendere la vigilanza dinamica: sono infatti state smantellate le politiche di sicurezza delle carceri preferendo una vigilanza dinamica e il regime penitenziario aperto, con detenuti fuori dalle celle per almeno 8 ore al giorno con controlli sporadici e occasionali, con detenuti di 25 anni che incomprensibilmente continuano a stare ristretti in carceri minorili. Ed è grave che, mentre in Europa si discute sulla drammatica realtà del radicalismo e del fondamentalismo nelle carceri, in Italia si sottovaluti questa pericolosa criticità aprendo le celle nelle carceri e favorendo la promiscuità tra i detenuti, togliendo per di più il controllo dei poliziotti penitenziari nelle Sezioni detentive”.
Anche per questo il giudizio del SAPPE sulla riforma dell’ordinamento penitenziario è sempre stato critico: “I dati ci confermano che le aggressioni, i ferimenti, le colluttazioni – che spessissimo vedono soccombere anche gli appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria, sempre più contusi e feriti da una parte di popolazione detenuta prepotente e destabilizzante – sono sintomo di una situazione allarmante, per risolvere la quale servono provvedimenti di tutela per gli Agenti e di sicurezza per le strutture carcerarie e certo non leggi che allarghino le maglie della sicurezza penitenziaria, per altro già bocciata dal Governo nel Consiglio dei Ministri del 22 febbraio scorso. Avere carceri meno affollate e più moderne non vuol certo dire aprire le porte delle celle, come pure prevedeva questa scellerata riforma penitenziaria!”.